Lessico di pastorale migratoria
L'incontro di Berna costituirà il momento conclusivo di un cammino di riconciliazione e di formazione allo spirito comunionale, ma anche il frutto di una riflessione teologica che deve vedere coinvolti tutti i settori della chiesa locale e di un rinnovato impegno per una presenza significativa al suo interno da parte delle Missioni linguistiche.
Vogliamo riprendere alcune parole chiave utilizzate in questi anni nei nostri interventi, apparse sulla nostra stampa, presenti nei nostri progetti pastorali e che fanno ormai parte integrante del nostro patrimonio e del lessico della nostra pastorale specializzata e specifica all'interno della chiesa locale.
Animazione missionaria
Si tratta di un ruolo che ha visto le MCI impegnate attivamente nella promozione umana e cristiana dei migranti. La persona migrante è stata posta al centro dei nostri interessi e delle nostre attenzioni. Questo ha portato le MCI ad impegnarsi nella tutela dei diritti dei migranti soprattutto in ambito culturale, formativo ed informativo e nella crescita della sua personalità religiosa.
L'animazione missionaria ha significato la trasformazione lenta ma estremamente produttiva nella nostra percezione del migrante. L'impegno portato avanti in passato verso persone cui offrire una assistenza, si è ora tramutato in un processo di coscientizzazione del migrante tale da renderlo protagonista, responsabile in prima persona della crescita della Chiesa e della società.
Il nostro invio ai migranti - oggi quasi più necessario che in passato per l'estrema urgenza di una "prima" o "seconda" evangelizzazione, o di una "rievangelizzazione", delle comunità di origine italiana residenti nella Confederazione elvetica - è quindi sempre abbinato ad una presa di coscienza della vocazione del migrante.
La riflessione sull'animazione missionaria comporta non solo una rinnovata programmazione pastorale, ma anche una trasformazione profonda della concezione delle mostre Missioni linguistiche non più intese soltanto come un focolare, il luogo dell'intimità, la Betania dell'accoglienza, del fervore spirituale, ma anche il cenacolo da cui si è inviati.
Questo stile incide anche sul tipo di strutture da ipotizzare, sulla centralità di una sede da cui parte a raggiera l'animazione verso le tante periferie geografiche e spirituali, sull'impegno a fortificare comunità animatrici nelle varie aree dove risiedono gruppi di immigrati.
Cattolicità
Cf. testi di riflessioni precedenti.
Comunione
Non mi addentro sull'aspetto teologico della pastorale comunionale (la nostra pastorale specifica è di natura sua una pastorale di comunione) che verrà trattato nell'incontro di maggio. Mi limito a riportare alcune frasi captate qua e là negli incontri o lette sui nostri bollettini e che ci aiutano a cogliere i passi fatti lungo il sentiero della comunione.
"Occorre trovare dei punti di interesse comuni tra cattolici svizzeri e cattolici italiani".
"Non possiamo più restare arroccati in difese delle proprie posizioni".
"Dobbiamo tutti fare il passo verso l'altro".
Risulta evidente che la strada della comunione fatta di dialogo, di accettazione reciproca è l'unica percorribile.
Il cammino comunionale va dalle differenze alla comunione, ma anche dalla comunione alla diversità.
Diritti dei migranti nella chiesa e nella società
Partiamo dal diritto ad essere diversi, dal diritto ad essere noi stessi perché Dio ci ha creati unici e irrepetibili. In passato abbiamo posto l'accento sui diritti fondamentali applicabili a tutti, senza distinzione di passaporto o residenza. Il ruolo della Chiesa nella difesa di tutti gli uomini è stato assai prezioso. Forse, però, non tutti gli uomini e donne di chiesa sono stati davvero disponibili ad approfondire i diritti in ambito religioso (reciprocità). La tendenza assimilatoria a livello religioso è una delle tentazioni più ricorrenti, mentre la diversità va scoperta e valorizzata, non colpevolizzata o punita.
Pertanto è ancora strano sentire oggi alcuni immigrati ripetere: "Siamo in casa loro. Non bisogna mai parlare di diritti perché gli svizzeri sono molti suscettibili a questo".
Noi abbiamo il diritto di essere parte viva della chiesa locale con la nostra diversità. "Nella Chiesa nessuno è straniero e la Chiesa non è straniera a nessuno".
Il rispetto pieno per il paese che ci ha accolto e la volontà di accettare le norme fondamentali della coesistenza pacifica (cf. il discorso del Card. Martini a Milano sull'immigrazione il giorno di sant'Ambrogio) non devono significare sudditanza e assopimento in una condizione di cattolici assistiti di serie B. Comunione non deve significare annacquamento.
Doveri dei migranti
Abbiamo superato la fase assistenzialistica, il tempo cioè in cui i migranti venivano trattati come persone da assistere (in sociologia si parla di una profezia che si autoadempie).
La presa di coscienza della propria identità, la riscoperta della fede, il valore della gratuità, la ricchezza della religiosità, portano il migrante e la MCI ad accettare le responsabilità e gli obblighi che questo status comporta.
Formare i migranti al rispetto dei doveri verso la Chiesa e la società di accoglienza comporta anche la determinazione a renderli coscienti della loro vocazione specifica nella Chiesa.
Ma l'insistenza sui doveri da parte dei migranti non deve costituire una scusa da parte della chiesa locale per non recepirne l'originalità e la creatività. L'omologazione non fa parte della pastorale della chiesa. "Abbiamo bisogno di voi" è un principio che resta sempre valido.
Estraneità
L'estraneità - l'essere straniero - ci rende consci del valore paradigmatico del migrante.
Non abbiamo qui una casa permanente, ma siamo tutti in cammino verso la patria.
La casa per tutti è un'altra. Questa temporaneità di permanenza deve guidarci tutti a relativizzare culture e strategie.
Eucaristia
Cf. note precedenti.
Formazione
Formazione alla fede, ad una fede praticata in emigrazione.
Formazione dei laici alla assunzione di responsabilità all'interno della Chiesa locale.
Formazione ad un servizio che non si limiti agli ambito di una singola Missione.
Formazione di leaders, persone ponte tra due culture: un aspetto sempre più necessario nell'attuale fase che sta vivendo la comunità dove l'associazionismo tradizionale, le battaglie di bottega, l'importazione tout-court del partitismo italiano, le chiusure, ecc. fanno temere un futuro senza animatori.
Gratuità
Parliamo di una qualità esercitata ampiamente in emigrazione che contrasta con il senso del pagamento per ogni prestazione adottata in numerose strutture locali.
Se, da un lato, esiste la necessità di qualificare questo volontariato, dall'altro la diffusione di un cristianesimo autentico non può prescindere dalla gratuità.
Questo ci porta anche ad indagare sulle motivazioni che spingono ad una crescente attenzione per le Missioni linguistiche. Quali sono i motivi veri per questa attenzione, quale futuro è previsto per le strutture di Chiesa in Svizzera, quali sono i metri di giudizio adottati per giudicare la validità di una Missione. Sono forse di interesse esclusivamente economico? Ma allora crediamo nella gratuità o nell'utilitarismo?
Integrazione
Si tratta di un concetto discusso, ripreso, abbandonato, rispolverato e che segue, quindi, molto il trend sociologico del momento, ma corre il rischio, come per tutte le mode, di essere un concetto effimero o per lo meno inadeguato - in ambito religioso - ad esprimere una realtà molto più complessa.
Le nuove politiche di integrazione dibattute a Basilea e a Zurigo, le recenti vicende della Commissione federale per gli stranieri, il significato che consigli di amministrazione, vescovi, pastoralisti, preti, politici, catechisti danno al termine "integrazione", ci fanno intuire l'inadeguatezza o l'uso strumentale di questa parola.
Esiste un pericolo reale di fondamentalismo religioso quando si vuole negare un cammino di gradualità nell'inserimento nella Chiesa locale.
Preferiamo il termine "comunione" perché motivante e più rispettoso delle diversità di ognuno: non crediamo nella biodegradabilità dei cattolici di lingua italiana, come altresì nella impermeabilità delle varie componenti ecclesiali e non dobbiamo imboccare un cammino che porta alla invisibilità.
Non crediamo che la Chiesa locale debba vivere di attesa che il ciclo si completi per poter riemergere come chiesa monoculturale: noi crediamo in una chiesa missionaria.
Laicato
Il futuro delle Missioni verterà su un cammino di insieme della comunità in tutte le sue componenti (religiose, sacerdoti e laici. Nella Chiesa "popolo di Dio" tutti sono corresponsabili nella costruzione del Regno. La nostra storia ci parla di alcuni valori del Regno a noi cari e che vogliamo immettere nella società civile e religiosa in cui viviamo.
Missione linguistica
Si riscontra in alcuni settori una tendenza al superamento della Missione linguistica
(cf. ad esempio l'incontro dei "Cappellani dei migranti" provenienti da tutta Europa a Milano i giorni 6-10 marzo 1999. Articolo apparso su "Africa" 3/99 di Geert Groenewegen "Migrante nell'Europa unita del 2000). Ci si imbatte in una ideologia della integrazione a tutti i costi, abbastanza tipica della pastorale di alcune nazioni negli anni '70 e '80. o di chiesa dove la comunità cattolica è minoritaria, e sposata da alcuni gruppi anche in Italia…mentre i missionari ad gentes stanno sempre più accorgendosi in Africa della necessità di approcci diversificati per far fronte alle enormi immigrazioni interne verso le megalopoli del continente).
Ma è davvero superata da un punto di vista concettuale la Missione linguistica?
Non vi è alcun bisogno di giustificare una presenza specifica e specializzata tra i migranti. La base di ogni pastorale è sempre "etnica". L'inculturazione del Vangelo ha costituito la metodologia di base dell'attività apostolica della Chiesa e quando essa si è allontanata da questo valore, sono subentrati errori e discriminazioni.
Dare per liquidata la pastorale migratoria è davvero andare contro tutto per cui la Chiesa si è battuta.(Sarebbe assai utile allora fare una analisi di contenuto dei testi di catechismo, delle omelie dove manca quasi sempre il concetto del pluralismo nella evangelizzazione. Ritengo emergerebbero spesso il concetto elitario della pratica religiosa del gruppo dominante e la mancanza di sensibilità in nozioni di insegnamento religioso che parlano molto del rispetto per la natura e per tutte le specie animali e ben poco del rispetto per le diversità dell'uomo).
La pastorale vera non può che essere "etnica"!
Col tempo si è verificata una trasformazione profonda nello spirito che anima le scelte pastorali delle Missioni linguistiche: la Missio cum cura animarum da stazione di servizio, missione focolare, centro di rifugio, centro di scoperta della propria identità e di formazione religiosa si evolve in missione laboratorio, cantiere di comunione.
Superata la tentazione o la fase dei corpi estranei o delle strutture parallele, la pastorale specializzata e specifica messa in atto per i migranti in una Missione linguistica - cioè una pastorale comunionale - non si colloca sulla linea di un accanimento pastorale. È il migrante a decidere in quale ambito desidera operare all'interno della chiesa locale. (non possiamo non registrare una certa schizofrenia religiosa quando veniamo interpellati da un atteggiamento concertato che porta a concludere che sempre e dovunque tutte le scelte suggerite o indicate da "Roma" sono erronee, proponendo l'ideale della libera scelta a tutti i livelli. Questo però non viene applicato in campo migratorio dove i cattolici di origine straniera devono sempre comportarsi secondo il dettame del gruppo dominante).
Il futuro della Missione linguistica è legato a tante varianti (diminuzione del numero dei missionari, decisioni finanziarie). Le prospettive, oltre alla continuazione di missioni-tipo, possono variare da luogo a luogo:
- Missione senza missionario: un luogo di identificazione, gruppi di animazione visitati ed animatori pastorali laici, guidati spiritualmente da missionari itineranti (come nelle "terre di missione" tradizionali)
- Una comunità di missioni
- Inserimento del missionario come cappellano o parroco di una parrocchia svizzera
- Parrocchie multiculturali
Ma la di là della evoluzione della Missione linguistica in quanto struttura (è difficile tenere conto di tutte le possibili variabili intervenienti), lo sforzo di questi anni ha avuto una rilevanza notevole a vari livelli:
- Fondamenti biblici e teologici
- Progetto pastorale
- Pastorale specifica e specializzata
- Profeti e ministri di comunione
Pellegrinaggio
È un momento forte utile per rileggere la propria storia in chiave sapienziale ed abbracciare un pellegrinaggio spirituale che da esodo in esodo porti alla casa del Padre.
Il pellegrinaggio ci ricorda anche che dobbiamo armarci di molta pazienza e tenacia nel continuare in questo cammino nuovo che si apre davanti a noi, sapendo che non succederanno, esternamente, grandi cose, ma che Dio continua ad operare a livello personale.
Il pellegrinaggio è lungo!
Pentecoste
Cf. incontri precedenti.
La nostra pastorale e la nostra spiritualità migratoria sono basate su un emigrare da noi stessi per andare verso l'altro.
Questo uscire dal cenacolo, mossi dallo Spirito di Cristo risorto, ci porta a guardare con gli occhi di Dio e a percorre la via dell'attenzione, la via della condivisione, la via dell'accoglienza, la via della testimonianza.
Progetto pastorale
Se ne è parlato a lungo e si è dato risalto ad alcuni principi guida che devono permeare ogni scelta pastorale. È stata fatto circolare uno schema predisposto don Domenico Locatelli e discusso nella Svizzera romanda. Esso offre basi comuni per un cammino di riflessione e di attuazione.
(Cf. allegato)
Sensibilizzazione
Corriamo il rischio di dare per scontato che gli altri "ascoltino il nostro grido" e continuiamo a pensare che la nostra riflessione teologica, maturata nel giro di tanti anni, e le nostre sperimentazioni, siano state recepite da tutti. Ci accorgiamo purtroppo che ciò non corrisponde a verità. L'impegno della chiesa locale sul fronte ecumenico non sempre va di pari passo con "l'ecumenismo" verso i nuovi vicini di casa!
Abbiamo intuito la necessità di basi teologiche e bibliche sicure, abbiamo dibattuto tra di noi e abbiamo invitato esperti ad illuminarci. Ora spetta a noi travasare questa ricchezza e diffonderla, iniziando un dibattito ed un approfondimento perché intuiamo che questo è quello di cui ha bisogno la chiesa locale.
Occorrono traghettatori di pensieri e di idealità per lasciare traccia del nostro passaggio (cfr. gli interventi di Mons. Correco sulla "evangelizzazione delle culture").
Si tratta di un cammino complesso, con accentuazioni che intaccano diversi mondi culturali, con l'intento di creare un consenso:è l'unico modo possibile. Il dopo Berna dovrà significare anche questo.
Non si tratta, pertanto, solo di aiutare un gruppo immigrato a vivere la comunione con altri gruppi etnici e con la chiesa locale, ma a riflettere sulla comunione e su un lessico comune che raccolga le linee guida per il futuro di tutti.
Storia delle Missioni
Non si intende offrire una elencazione di date storiche, o una descrizione delle strutture erette a sevizio dei migranti nel corso degli anni, o un menologio di missionari e missionarie che hanno trascorso del tempo presso una determinata Missione, ma di cogliere la valenza che tale presenza ha significato per la crescita della chiesa in Svizzera e di esaminare il ruolo della MCI in un ottica comunionale.
(Cf. Allegato)
Trinità
Cf. incontri precedenti.
Unità pastorale
Un piano pastorale che vuole accentuare il cammino di comunione, vissuto attraverso gesti significativi ad intra e ad extra, frutto di una conversione radicale di tutti dall'isolamento alla condivisione.
Le Unità pastorali:
- si rivelano un grande strumento per dare risalto alla vocazione laicale;
- obbligano le Missioni ad uscire dal cerchio ristretto di casa propria ed adottare una visione più ampia;
- tutti sono tenuti a praticare la messa in comune di beni e modelli.
L'iter delle unità pastorali è diverso da zona a zona e le sperimentazioni in atto con le parrocchie locali non sempre si rivela facili ed inizialmente fruttuose. La reciprocità non sempre è vissuta pienamente.
Universalità
Cf. incontri precedenti.
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