Giornata di studio sulla stampa di emigrazione


 Giornata di studio sulla stampa di emigrazione

Küsnacht 27 novembre 1999 by Corriere degli Italiani e Delegazione MCI

GIORNATA DI STUDIO SULLA STAMPA IN EMIGRAZIONE
NECESSITÀ' DI UN DIALOGO COSTRUTTIVO di Mons. Antonio Spadacini
PATRIMONIO DA NON PERDERE di Luigi D'Errico
STABILIRE NUOVE E PROFICUE SINERGIE di Gianni Tosini
BOLLETTINI DELLE MISSIONI UNA PRESENZA CAPILLARE di Graziano Tassello

 

GIORNATA DI STUDIO SULLA STAMPA IN EMIGRAZIONE

Sommario

È stata una proficua giornata di studio sulla stampa in emigrazione quella
organizzata dal Corriere degli Italiani e svoltasi sabato scorso al Nuovo
Centro St. Georg di Küsnacht. Lo scopo era quello di fare il punto sul ruolo
della stampa in emigrazione coinvolgendo in questa ricerca le persone
impegnate nella comunità e sollecitando risposte e interventi mirati da
parte degli addetti ai lavori. L'incontro è stato presenziato dal dott.
Donatino Marcon, Consigliere per l'Emigrazione all'Ambasciata d'Italia a
Berna, dal Console d'Italia a Zurigo Gianfranco Giorgolo, da Gianni Tosini,
Presidente della FUSIE, da Urs Köppel, Direttore Nazionale della SKAF e
Mons. Elia Ferro, Presidente della Migrantes. Dopo i saluti di rito, la
giornata è stata caratterizzata dagli interventi di Mons. Antonio Spadacini,
Presidente dell'Associazione CdI e Delegato Nazionale della MCI in Svizzera
che, invitando a prendere in seria considerazione i cambiamenti avvenuti in
seno all'emigrazione, ha posto le giuste premesse per una proficua giornata
di studio; da quello di Luigi D'Errico, Direttore del Corriere degli
Italiani, che ha ribadito l'importanza della stampa d'emigrazione come
patrimonio per la comunità ed evidenziando la necessità di mettere in atto
sinergie e cooperazioni e di Graziano Tassello, Presidente della Commissione
lingua e cultura del CGIE che ha centrato il suo intervento sulla funzione
dei Bollettini delle Missioni, sulla loro presenza capillare sul territorio
e sul loro diritto di vivere e non solo di sopravvivere. Interessante
l'intervento di Moreno Bernasconi, Caporedattore politico del Giornale del
Popolo di Lugano, che ha sottolineato il contributo di italianità portato
dall'emigrazione senza il quale tutta la cultura italofona in Svizzera
sarebbe divenuta più sterile. Ha ribadito poi la necessità di comprendere a
fondo il concetto di sinergia, di come in questo mondo globalizzato sia
necessario riformarsi, unire le caratteristiche che accomunano pur
mantenendo le distinzioni che salvano l'identità, di come sia necessario
uscire dalla "mentalità da riserva indiana", atteggiamento questo che si
porta dietro l'inevitabile quanto irreparabile conseguenza della sterilità.
Bernasconi ha fatto notare come tra Ticino e italiani in Svizzera si sia
avviata una collaborazione che potrebbe rafforzarsi in futuro,
un'opportunità straordinaria per entrambi, una strada effettivamente
praticabile.
Numerosi poi gli interventi tra cui quelli dei direttori delle varie
testate, di giornalisti e di addetti ai lavori.
Una lucida sintesi dei lavori l'ha fornita, in chiusura dei lavori, Graziano
Tassello secondo il quale la giornata di studio ha costituito un momento
prezioso di confronto tra i vari organismi che operano all'interno della
comunità e nella società svizzera con l'intento di rendere un servizio più
efficace e più consono alla comunità italiana in Svizzera e alla società che
l'ha accolta. Si è trattato di un gesto di coraggio, anche perché traspare
sempre di più un velato scetticismo, una mancanza di convinzioni tenaci
sulla spendibilità del tema "testate di emigrazione" ed il governo italiano
si mostra ancora restìo a riconoscere una realtà ancora viva e vitale. I
media hanno preso atto di una comunità che è mutata, come sono mutate la
società di partenza e di accoglienza. L'evoluzione della comunità significa
anche una diminuzione della voglia di leggere perché si preferisce guardare
ed essere indottrinati dalla TV. Questo, però, sollecita i media a
reinsegnare a leggere ed a interpretare in modo autonomo la realtà. Abbiamo
intrapreso un processo di bidirezionalità, ha proseguito Tassello, che però
non va solo nella linea "Notizie dall'Italia" e "Nostre notizie per
l'Italia", ma intende perseguire un dialogo approfondito con la società e la
chiesa locale. Ormai ci vanno stretti certi termini piuttosto abusati, come
"integrazione" qualora questo comporti lasciare senza riferimenti intere
generazioni che divengono disorientate. Integrazione non può significare
integralismo, ma accettazione reciproca e cammino insieme vero qualche cosa
di nuovo: la comunione dei popoli e la solidarietà. Non ci interessa la
polemica fine a se stessa. Non possiamo costruire degli arrabbiati in
emigrazione, ma miriamo alla formazione di una coscienza sociale e politica
per rispondere adeguatamente ai nuovi scenari. Mettiamo in mano al lettore
una chiave di lettura che interpreti la loro vicenda e li renda
protagonisti. Stanno aumentando le responsabilità e le sfide perché i media
in emigrazione devono mediare in un momento di transizione che richiede
linee maestre su tematiche quali il voto, la scolarizzazione in una società
interculturale, la cura adeguata degli anziani, la cultura come relazione,
le terze generazioni, l'impegno socio-politico a fronte di una forte
desolidarizzazione, di un individualismo sfrenato, di paesanismo permeato di
grettezza e di paura. Per rispondere adeguatamente a queste sfide, occorre
un serio e costante monitoraggio sul ruolo delle istituzioni italiane e
svizzere oggi e sui valori che esse sostengono di perseguire, oppure sui
settori dove si dipana la vita della comunità, come le tematiche inerenti il
mondo degli anziani, l'intercultura, il cammino di inserimento, i valori. I
media di emigrazione non possono stare a guardare. Occorrono sinergie con
gli esperti del settore, come gli esperti di patronato, gli insegnanti, i
professori, i ricercatori. Occorre riflettere con loro per qualificare lo
spazio della nostra originalità e non lasciarci fagocitare. La natura
composita delle testate di emigrazione e la grande diversità non devono
significare polemiche interne senza senso: di fatto in emigrazione la parola
"servizio alla comunità", un termine caro alla cultura cattolica, deve
costituire il comune denominatore di tutte le testate. Diventa un imperativo
la sinergia tra il settimanale e i bollettini della Missione: se non altro
come momento di confronto. I Bollettini sono le antenne sul territorio per
cogliere le mutazioni in atto, ma sono anche la cassa di risonanza locale
per alcune campagne. Pur mantenendo la natura di collegamento a livello
locale, i Bollettini devono agire non da strumenti di chiusura ma di
apertura alla cattolicità. Potremmo riassumere il senso di questa giornata
con le parole del filosofo Heidegger: "Solo chi sa ascoltare facendo
silenzio è capace di comunicare con l'altro. Diversamente non farà che
imporgli se stesso, assorbendolo nel proprio orizzonte".

 

NECESSITÀ' DI UN DIALOGO COSTRUTTIVO
di Mons. Antonio Spadacini

Sommario

Affinché siano scongiurate polemiche o malintesi, mi pare opportuno
precisare il significato che intendo annettere ad alcuni termini che
ricorreranno, direttamente o indirettamente, nel mio intervento, nel
dibattito o anche nella comunicazione scritta. Non siamo infatti qui per
misurarci gli uni contro gli altri in vani sogni di grandezza o di vanto, ma
per dialogare in modo che ognuno possa esprimere le proprie opinioni in
assoluta libertà per una ricerca obiettiva. Mi auguro che qui nessuno si
senta ospite, tollerato o rivale di altri. Ospitalità
significa infatti qualcosa di sacro e di provvisorio, ma non è
sinonimo di "solidarietà"; la tolleranza inclina alla
comprensione delle norme che costituiscono lo stile di vita o di pensiero di
chi è diverso da noi e richiede che ci si conformi al suo modo di vivere
senza che ne apprezzi il nostro; la rivalità assicura chi è
debole di personalità. Ciò vale anche nel caso in cui ci si riferisca a
personalità sia naturali che giuridiche. Disdegnando il dialogo, il rivale
ritiene verità la capacità di distruggere, denigrare o ignorare il diverso,
per mantenere primati che sono illusori. Mi auguro invece che a
caratterizzare questo nostro incontro siano questi due concetti:
accoglienza e dialogo. Un'accoglienza che elimini ogni
pregiudizio per lasciare spazio a un dialogo costruttivo fra esperienze
d'identità diverse e rappresentative in campo giornalistico, di giornali,
pertanto, diversi per natura, qualità e possibilità, tendenti tuttavia a
finalità comuni come quella di dare ai lettori informazioni il più possibile
obiettive. I contenuti dei nostri settimanali, mensili, o di altra
pubblicazione, dovrebbero stimolare i lettori a comprendere sempre meglio se
stessi e il mondo che li circonda consentendo loro di entrare in dialogo con
esso in maniera sempre più attiva e responsabile. Nessuna ideologia dovrebbe
avere il sopravvento sulla loro capacità critica, ne farli vergognare della
propria identità e cultura. I valori di questi contenuti, armonizzandosi con
quelli delle altre lingue ed etnie, intensificherebbero un reciproco
arricchimento, consentendo di vedere realizzato il vero volto di una società
multiculturale e plurietnica quale dovrebbe oggi essere la Svizzera. La
parola, messa per iscritto in forma logica, dovrebbe presentare sempre i
fatti nella loro realtà, in omaggio a quella che si potrebbe definire
"scienza della comunicazione", scevra da interpretazioni personalistiche,
schemi ideologici e particolarismi interessati.
Considerazioni e problematiche. Una giornata di studio non
può ridursi: 1) ad un'esposizione della storia o delle storie di questo o di
quel giornale; 2) ad evidenziare benemerenze o difetti di un mezzo di
comunicazione; 3) a un momento di pubblicità per i traguardi raggiunti dal
settimanale che ha promosso questo incontro, anche se rimane doveroso
confermare che la chiusura della Sisse (Società italo-svizzera per la stampa
di emigrazione) avvenne il 10.01.1998 per volontà assembleare. A questo
punto la Delegazione delle MCI si è fatta carico dell'organo di stampa qual
è il Corriere degli Italiani per motivi etici ben precisi. Nonostante le
difficoltà finanziarie infatti essa ha individuato nel Corriere degli
Italiani uno strumento utilissimo per una sana informazione e un'adeguata
pastorale e per migliorare i rapporti fra immigrati e persone indigene, una
possibilità di promuovere il processo d'integrazione a una nuova società
sempre più multiculturale e multietnica attraverso la collaborazione di
organizzazioni pubbliche, private ed ecclesiali.
Questo ci porta a prendere in seria considerazione i cambiamenti avvenuti
nella società in cui viviamo e in cui vivono le persone che intendiamo
raggiungere attraverso la stampa o altre iniziative; a cercare di unire i
nostri sforzi a quelli delle altre persone o istituzioni che intendono dare
adeguate risposte o informazioni alle persone che si trovano a confrontarsi
con le nuove realtà migratorie. (...)

 

PATRIMONIO DA NON PERDERE
di Luigi D'Errico

Sommario

Sfogliando le più recenti, e tuttavia poi non tanto numerose,
iniziative riguardanti la stampa d'emigrazione ed in genere i mass media che
si propongono di raggiungere un pubblico specifico in questo, "nostro"
paese, che è la Svizzera, mi sono apparsi chiari alcuni presupposti comuni
proprio ai „comunicatori", tra i quali: il rispetto dei fruitori di messaggi
(dei lettori per esempio) e il tentativo di instaurare rapporti con
recettori dialoganti, vigilanti ed attivi.
Questo incontro vuole proporsi come occasione di parlare direttamente, e
perché no, con sincerità ed affetto. (...) Le mutate condizioni ambientali,
e si tratta di mutazioni sociali ma anche culturali e religiose, ci esortano
a non ridurci al rango di „strilloni". Questi non hanno tanto l'interesse
della notizia quanto l'astuzia d'accattivarsi l'attenzione ed il denaro del
cliente. Abbiamo imparato a nostre spese (ed è proprio il caso di dirlo) che
certe abitudini non si cambiano dell'oggi al domani e un mutamento di
mentalità deve essere preparato con iniziative di sensibilizzazione
"interna" ed "esterna", ed accompagnato con opportuni strumenti tecnici e
professionali senza improvvisazione e pressapochismo. Siamo consapevoli
dell'importanza della stampa d'emigrazione, si tratta di un patrimonio da
non perdere. Un autentico servizio va finanziato, eppure, se vogliamo
udienza, è bene che partiamo da una posizione di rispetto e di chiarezza
come operatori della comunicazione.
Necessità dei finanziamenti e doverosità dei controlli. Ci
interessa instaurare un vero dialogo da pari a pari anche denunciando
tradimenti ed errori. L'autorevolezza infatti la si conquista con i
comportamenti, con la chiarezza, con la fermezza se necessario.
E dunque così come ribadiamo la doverosità dei finanziamenti pubblici alla
stampa d'emigrazione allo stesso tempo dichiariamo la legittimità di un più
accurato controllo fiscale degli stessi finanziamenti.
Cooperazioni e sinergie. La scelta di cooperazioni, di
sinergie, di collaborazioni tra strumenti di informazione (quale è quella
che intercorre tra il Corriere degli Italiani ed il Giornale del Popolo) è
per nostro conto ragionevole e necessaria. Ci permette di rispondere ad una
esigenza attuale che è quella di poter essere mediatori di informazione,
cercando di portare le ragioni degli uni e degli altri. La complessa
situazione contemporanea vorrebbe costringerci tra due opposti: la spinta
all'integrazione che genera piuttosto integralismo, da una parte e
dall'altra; e la lotta alla sopravvivenza di chi tenta di rimanere in
equilibrio tra due mondi: quello della prima emigrazione e quello delle
nuove generazioni.
Cosa comunicare. È necessario dare sempre più spazio a quella
„attualità" svizzera che è ambiente vitale e non solo curiosità o polemica.
Non basta cercare di stupire, per accattivarsi il lettore, e poi passare
oltre con superficialità. Viviamo un presente in cui dovremmo coniugare
radici e memoria con la possibilità di aprire ad una presenza futura diversa
e consapevole, una presenza che ha valori da offrire: valori sociali,
politici, culturali e religiosi. Molte volte invece diamo spazio a giudizi
superficiali mentre offriamo poche occasioni di informazione e
documentazione. Non è impossibile stabilire rapporti chiari e leali tra
informatori e lettori. Dovremmo trasmettere una "conversione" di mentalità e
passare da un atteggiamento fondato sulla difesa, preoccupati di "rimanere a
galla", ad una mentalità di confronto. Tra il messaggio e le persone che
vivono in questa società dovrebbe emergere un'opinione pubblica informata e
cosciente, non siamo più „media" se il rapporto si riduce a "catturare" il
"consumatore".

 

STABILIRE NUOVE E PROFICUE SINERGIE
di Gianni Tosini

 
Sommario

La stampa di emigrazione ha una lunga tradizione; i nostri emigranti
sono partiti agli inizi del secolo ed è allora che i più letterati hanno
cominciato ad occuparsi dei giornali e a fare informazione. Oggi abbiamo
decine di testate nel mondo, 176 delle quali sono iscritte alla FUSIE;
testate presenti in tutti i paesi di tutti i continenti. Abbiamo un
quotidiano a Toronto, uno a New York ed un recente quotidiano (prima
settimanale) a Caracas; nuove iniziative stanno sorgendo in Sud America ed
in Australia. Il settore è piuttosto vivo perché le comunità italiane, in
particolare le più numerose, hanno necessità di una informazione adeguata,
anche culturale, che non rappresenti solo un legame con la madre patria o
con l'Europa ma anche un momento di sintesi delle attività locali. A seconda
della ricchezza o meno dei paesi, e quindi della comunità italiana, abbiamo
una stampa italiana più consistente o più debole. Ci troviamo attualmente di
fronte ad una situazione nuova nel settore dell'emigrazione, purtroppo per
anni abbandonato a se stesso, a seguito dell'approvazione della legge sul
voto degli italiani all'estero. Da ciò è derivata una maggiore attenzione
nei confronti del paese di origine, rispetto alla quale la stampa di
emigrazione si sta attrezzando. (...) Tutte le testate di emigrazione devono
suddividersi due soli miliardi annui messi a disposizione dal Governo
italiano 12 anni fa. Si tratta di un atteggiamento che non possiamo più
accettare, a costo di scelte drammatiche, anche perché l'Italia spende
invece decine e decine di miliardi per le agenzie di stampa, che svolgono un
servizio per le testate giornalistiche. Il denaro esiste dunque per le
agenzie ma non per chi elabora il prodotto e dà materialmente informazione
alle nostre comunità. Si tratta di una realtà inaccettabile che le comunità
italiane non sono più disposte a tollerare. La situazione è infatti
drammatica per chi si occupa dei giornali, ma denota anche una sorta di
sfida nei confronti di questi ultimi. Un paese non può presentarsi così
all'estero. Qualcuno afferma che la stampa di emigrazione è piuttosto
povera; in alcuni casi è anche poverissima ma se non si prevedono contributi
la situazione non potrà cambiare. Detto questo, la stampa di emigrazione va
considerata nel suo insieme. Da vent'anni faccio il giro del mondo tre volte
l'anno e nella terra del fuoco in Argentina esiste un ciclostile di quattro
pagine, poverissimo, il cui valore nella comunità è però immenso. Perché
abbandoniamo questa gente a se stessa? Spero che venga manifestato un
maggiore interesse nei confronti di questa stampa, anche perché basterebbe
pochissimo per cambiare l'attuale situazione normativa. È evidente che una
legge antica come questa andrebbe modificata; siamo i primi ad affermare che
la legge sull'editoria, anche per gli italiani all'estero, deve essere
modernizzata. Conveniamo che occorrono controlli anche sulla tiratura, sulla
qualità e sulla diffusione, ma se la legge sull'editoria in fase di
discussione tarderà ad intervenire la stampa di emigrazione, almeno la più
povera, come quella sudamericana, morirà, pure a fronte di nuove testate,
che tutti i giorni escono nei paesi più ricchi come Australia e Canada. La
FUSIE vive di sponsorizzazioni private, giacché i fondi pubblici da dieci
anni non danno una lira (lavoriamo per lo più attraverso il volontariato: mi
pago personalmente i viaggi salvo qualche sponsorizzazione come per
l'annuario).
Le agenzie di stampa specializzate, che forniscono un servizio specifico
sull'emigrazione, quindi su tutto quello che avviene in Italia e non,
concorrono nella suddivisione due miliardi ed hanno quindi problemi ancora
maggiori di quelli della stampa di emigrazione. In Italia abbiamo sei
agenzie di stampa quotidiana che vivono con gli abbonamenti che riescono a
ricevere da qualche regione, dal Ministero degli affari esteri ma non dal
CGIE che ha tagliato le sovvenzioni. Si tratta di giornalisti che cercano di
sbarcare il lunario con pochissimi mezzi, cercando di dare la massima
informazione possibile. (...)

 

BOLLETTINI DELLE MISSIONI UNA PRESENZA CAPILLARE SUL TERRITORIO
di Graziano Tassello

Sommario

Sfogliando l'Annuario della FUSIE, scopriamo in Svizzera una realtà
ricca e variegata. Accanto ai settimanali, vengono pubblicati un notevole
numero di mensili, di bollettini di collegamento, di bimestrali, ecc. La
stampa non settimanale in Svizzera si propone di assicurare un collegamento
non casuale con gli aderenti di una associazione, con i membri di una MCI,
con particolari gruppi di interesse operanti sul territorio elvetico.
In particolare i bollettini delle MCI privilegiano il taglio "locale",
offrendo informazioni, ma anche ponendosi come "compagni di viaggio". Una
delle caratteristiche di queste testate è infatti la capacità di stare
vicino al migrante, interpretandone alcune esigenze. Di fatto essi si
trovano al centro di un intreccio interessantissimo di relazioni che danno
senso e direzione al cammino di una comunità.
Un'altra caratteristica, misconosciuta o giudicata con quella saccenteria
spocchiosa di chi continua a riempirsi la bocca di "spirito democratico", e
poi non lo vive, è l'ampio uso che queste testate fanno di volontari della
penna. (...)
I curatori ed i collaboratori dei Bollettini delle Missioni non sono
professionisti per la maggior parte, anche perché le richieste fatte in
questa direzione non sono mai state ascoltate seriamente. Ma non si può
sottovalutare la determinazione di volontari della penna che hanno il
merito, nel loro piccolo, di mantenere in vita la lingua italiana
all'estero, "a dispetto" delle note strategie culturali dell'Italia negli
ultimi tempi. Questo non riconoscimento della professionalità, per inciso,
spesso rende molto guardinghi gli operatori italiani a coltivare contatti
non sporadici con gli operatori "artigianali" all'estero, mentre un dialogo
permetterebbe vantaggi reciproci. Questo volontariato non ha impedito dei
miglioramenti tipografici e di contenuto di non pochi di questi Bollettini.
A saperli ben leggere, essi offrono spunti di riflessione sulla realtà
locale ed alcuni interventi non sfigurerebbero affatto in altri giornali. In
essi troviamo qua e là quei segnali di una evoluzione della comunità che
dovrebbero costituire uno degli strumenti di lettura obbligatoria da parte
di chi ritiene di rappresentare tutta la comunità. La nota dominante e
indiscutibile è la presenza capillare sul territorio, fenomeno unico nel
mondo dell'emigrazione. Questa forte capacità di penetrazione, nonostante
difficoltà di varia natura - non ultimi i costi per la spedizione postale -
è stata spesso ignorata in quanto si trattava di "stampa che non conta e non
fa opinione". In Svizzera il controllo della tiratura e delle spedizioni è
accurato: tutti noi chiediamo che esso venga fatto. Conosco personalmente i
trends di alcuni bollettini con tirature mensile di che vanno dalle 15 mila
alle 8 mila copie: bollettini che raggiungono altrettanti indirizzi reali e
in modo puntuale. (...)
Una vera storia dell'emigrazione non può prescindere da questa presenza sul
territorio, capace di registrare gli eventi salienti di una comunità e le
sue aspirazioni più profonde. Va preso atto dell'impegno di alcune Missioni
a creare sinergie: missioni che si uniscono e si associano per produrre una
testata di migliore qualità e di notevole successo in termine di
abbonamenti. Non si sono persi lettori e si è diffusa una mentalità meno
provinciale, e meno ghettizzante. È anche questo immettersi in un processo
di solidarietà e di comunione che costituiscono i punti cardine della
Delegazione delle MCI in Svizzera. (...)