Millechiese senza cielo


Mille chiese senza cielo



Sono sempre più frequenti i miei incontri con persone che definirei “cristiano-fai-da-te”. Per loro l’aggancio con la comunità non sembra essere più necessario. Il motto principale è “credo in Dio, ma senza la Chiesa”. 
Eppure mi dicono che qualche volta in chiesa ci vanno, che ogni tanto si ricordano di pregare e che desiderano che i loro figli ricevano il battesimo e la prima comunione. Si tratta di brava gente, di onesti cittadini, di genitori premurosi, ma con un sentimento di stanchezza la partecipazione alla vita della Chiesa. Chiedo loro cos’è che li tiene “fuori” dalla chiesa. 
Mi confessano che, a parte un po’ di pigrizia personale, spesso le nostre Messe non parlano il loro linguaggio, sono rigide, inquadrate, bloccate come in uno schema di riti e forme liturgiche ormai vecchie e sorpassate. Quindi, perché venire in chiesa, quando la chiesa non ti ricarica e non parla al tuo cuore? Solo perché “si deve andare a Messa”? Ma non sarebbe ipocrisia? 
Ma la goccia che fa traboccare il vaso e che li allontani di più sarebbe il notare le incoerenze della gerarchia della chiesa, più preoccupata, secondo loro, di difendersi, di salvaguardare dogmi, sicurezze, intrighi e potere. 
E aggiungono: basti pensare all’atteggiamento verso i divorziati, al celibato dei preti, al ruolo della donna e dei laici nella chiesa troppo clericalizzata, ai rapporti tra religione e politica, e infine, ma non ultimo, al sacramento della riconciliazione come percorso di perdono e non come una specie di esercizio quasi meccanico. Mi comunicano la loro sofferenza. 
E io avverto il loro desiderio di credere e di vivere qualcosa di nuovo, di diverso, di libero. Ma sento anche la debolezza e la fragilità di questi miei fratelli e sorelle disorientati e distratti dai mille messaggi quotidiani. 
A voi, a te cara sorella, caro fratello che stai leggendo queste righe dico: ho fiducia in te e so che nel tuo cuore c’è anzitutto tanta voglia di amare. Questa tua voglia di ritornare a credere in modo nuovo, diverso, libero è la stessa che provo io… 
La chiesa ti ha deluso, come spesso ha deluso e delude anche me. Il suo lato peggiore ora tu lo sai, lo sappiamo. Anche gli altri sanno il tuo, il mio. Ma se tu ti perdi, lascia che te lo dica, è come se, in un certo senso, mi perdessi anche io con te. Anzi, ci perderemo tutti. Se vuoi, scenderò nel tuo dubbio, nel tuo inferno con te per capire se c’è una possibilità che anche tu, con me possa ritornare a fidarti, a sorridere, a volare, a credere in modo nuovo, diverso, libero... 
Perché anche tu, come me, sei una stella e se non brilli, non esiti, non ci sei. Lo so, tu mi ripeti che nella chiesa oggi ci sono poche ali e troppe catene e che siamo tutti forse troppo stanchi di questo “niente” che ci invade il cuore, troppo stanchi di mille chiese e di un cielo sempre più assente. 
E allora, cara sorella, caro fratello, facciamo respirare quel cielo che c’è in te, in me, in noi! Diamo fiato alla nostra luce, ai nostri sogni. Parlami. Vieni a trovarmi. Ho voglia di conoscerti, di ascoltarti, di cercare, di piangere con te e di sperare che il “tutto” vincerà sul “niente” e dirti che quello che vivi è solo un brutto sogno. Diamo ali alla nostra follia d’amore.
 
E le nostre chiese avranno finalmente un cielo.

 

Angelo Saporiti