Ascolto


Ascolto

 

Basta mi dico. Smettila. Taci un po’. Ascolta. Le tue parole smozzicate, o fluenti, potrebbero irrigidirsi in schermo a quelle Parole che Tuo Padre, finalmente, vorrebbe farti giungere. Ascoltare, allora. Ma mi accorgo che è per me un terreno quasi inesplorato. Mi hanno insegnato a parlare; ma poco, se non nulla, a dispormi in silenzio davanti ad un altro, attenta, aperta, recettiva, vulnerabile per ascoltarlo.

Allora, Padre, insegnamelo Tu.

Insegnami ad ascoltare la tua parola che mi arriva attraverso il Vangelo, la viva voce delle sorelle e fratelli in preghiera, il lamento dei crocifissi, la disperazione degli inutili, la gioia degli umili, il grido delle folle, gli eventi di questi giorni… Insegnami a “leggere” i segni con cui mi solleciti, i bisogni degli altri, le attese inespresse, i desideri appena accennati. Insegnami a “ farmi “ presente alle persone che incontro, agli amici, alle cose che vivo, alla realtà che mi circonda.

Insegnami la strada per cercarti sempre ed ovunque.

Insegnarmi ad ascoltarti perché capisca Chi sei. Come potrei esserti fedele se non ti conosco?

Non ti dico questo (come vedi sono sempre
io che parlo!), per difendermi. Anche se spesso è una buona scusa: non so che fare, ed allora incrocio le braccia…Ti rivolgo queste parole perché temo di vivere troppo a modo mio e poco a modo tuo; di seguire valori che sono più i “miei”, che non i tuoi, quindi davvero “nostri”, comuni”. Temo sempre più di praticare un senso della giustizia che magari è vendetta, un modo di amare che spesso è accaparramento; una generosità che sa di paternalismo.

Padre, è a Te che vorrei essere fedele.

A Te,

al Dio fragile che si mette nelle nostre mani;

al Dio umile, che ignora ogni ostentazione;

al Dio povero, che tutto lascia traboccare fuori di Sé;

al Dio attento, che guarda nel profondo, e non si cura delle apparenze;

al Dio appassionato della vita, che suscita la vita, anche là dove predomina la stagnazione e la morte;

al Dio amico, che ci chiama amici, e non servi;

al Dio sempre nuovo, eternamente giovane;

al Dio amante, oltre ogni immaginazione di donna e di uomo.

E non al Dio magico, potente, legalista, un po’ indifferente ed estraneo, che mi sono inventata.


Aiuta, Padre, alimenta, provoca, questa fedeltà. Perché
la mia esistenza diventi lode a Te, e vita per i fratelli (Simona, Insegnami, Padre, ad ascoltare, “Il Gallo”, febbraio 1981, p. 2).

Insegnami, Padre, ad ascoltare. Sono stanca di parole. Di quelle che strappo con fatica a me stessa, ed anche di quelle che, qualche volta, sorgono in me con una spontaneità che mi meraviglia. Stanca perché sono sempre “ io “ in primo piano. “Io” con le “mie” chiusure, le “mie” lentezze, la “mia” gioia, e questa “mia” fretta di arrivare ad una statura cristiana degna di Te (o di me?).