Attesa


Attesa


Attendere, così come si può cogliere nei personaggi che popolano le prime pagine dei Vangeli, non è altro che attendere con un senso di promessa. «Zaccaria, tua moglie Elisabetta ti darà un figlio» (Lc 1, 13-31). Quanti attendono hanno ricevuto una promessa che permette loro di attendere. Hanno ricevuto qualcosa che è all’opera dentro di loro, come un seme che ha cominciato a crescere. Questo è molto importante. Noi possiamo veramente attendere solo se ciò che stiamo attendendo è già cominciato per noi. Per cui attendere non è mai un movimento che va dal nulla verso qualcosa. È sempre il movimento che va da qualcosa a qualcosa di più. Zaccaria, Maria ed Elisabetta vivevano con dentro una promessa che era per loro un alimento nutriente, e questo alimento li ha resi capaci di stare al loro posto. E in tal modo la promessa stessa poté crescere in loro e per loro.


In secondo luogo, l’attesa è qualcosa di dinamico. Molti di noi pensano che attendere sia qualcosa di molto passivo, uno stato di vita senza speranza frutto di avvenimenti completamente fuori dalla nostra portata. Il bus è in ritardo? Non puoi farci niente per cui non hai che da sederti e aspettare. Non è difficile capire 1’irritazione delle persone quando si sentono dire da qualcuno: «Attendere prego». Queste parole suonano come una costrizione alla passività.

Ma non c’è traccia di questa passività nelle Scritture. Quelli che in esse stanno attendendo lo fanno in modo molto attivo. Costoro sanno bene che ciò che stanno attendendo sta germogliando da quel pezzo di terra su cui si trovano. È un segreto. Il segreto dell’attesa è la fede nel fatto che il seme è stato seminato, che qualcosa è cominciato. Attendere in modo attivo significa essere pienamente presenti al momento che si sta vivendo, nella certezza che qualcosa sta succedendo proprio dove sei e che tu non devi fare altro che voler essere presente a questo. Una persona che attende è uno che è presente al momento, uno che crede che questo momento è il momento (Weaving. A Spirituality of Waiting: Being Alert to God’s Presence in Our Lives, by Henri J. M. Nouwen, 1987).



Attendere pazientemente


Una persona che attende è una persona paziente. La parola pazienza significa la volontà di trovarci dove siamo e di vivere la situazione in cui siamo, in tutta la sua pienezza nella certezza che qualcosa di nascosto si sta per manifestare a noi. Le persone impazienti sono sempre in attesa che le cose si attuino da qualche altra parte e, perciò, desiderano andare sempre altrove. Il momento è vuoto. Ma le persone pazienti non hanno paura di stare là dove stanno. Vivere pazientemente significa vivere attivamente nel presente e attendere là. Attendere allora non è qualcosa di passivo ma comporta una sorta di capacità di nutrire il momento come una madre che nutre il figlio che sta crescendo nel suo seno. Zaccaria, Elisabetta e Maria erano presenti al momento che stavano vivendo. Ecco perché pote­rono udire l’angelo. Costoro erano persone vigilanti, attente alla voce che parlò loro dicendo: 
«Non temere. Qualcosa ti sta avvenendo. Stai attento» (
Ibidem).



Attendere nella speranza


Ma c’è di più. Attendere è un’apertura continua. Un’attesa continuamente aperta e difficile per noi perché abbiamo la tendenza ad aspettare qualcosa di molto concreto, qualcosa che desideriamo avere. Molte delle nostre attese sono piene di desideri: «Voglio che il tempo sia migliore». «Desidero che il dolore finisca». Siamo pieni di desideri, e il nostro attendere facilmente si impiglia in questi desideri. Per questo motivo una buona parte della nostra attesa non è un’apertura continua. Al contrario il nostro attendere non è altro che un modo per controllare il futuro. Vogliamo che il futuro vada in una direzione molto chiara, e se ciò non avviene ne siamo delusi fino a cadere nella disperazione. Per questo sentiamo il tempo dell’attesa come qualcosa di difficile; vogliamo infatti fare le cose che permettano la realizzazione degli avvenimenti che desideriamo. È qui che possiamo vedere come i desideri hanno una certa connessione con le paure.

Ma Zaccaria, Elisabetta e Maria non erano persone piene di desideri. Erano invece persone piene di speranza. La speranza è qualcosa di molto diverso. La speranza consiste nell’avere fiducia che qualcosa si compirà, ma questo compimento avverrà secondo le promesse e non proprio secondo i nostri desideri. Perciò la speranza è sempre infinitamente aperta. Nella mia stessa vita ho trovato che è molto importante lasciar perdere i miei desideri e cominciare a sperare. Ed è successo che solo quando sono stato animato dalla volontà di lasciar perdere i miei desideri che si e potuto attuare in me qualcosa di veramente nuovo, qualcosa che era al di là delle mie stesse aspettative (Ibidem).




Attendere con cuore aperto

Proviamo a immaginare che cosa Maria voleva dire al momento dell’Annunciazione con le parole: «Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1, 38). Maria non ha detto altro che: «Non so che cosa ciò significhi, ma ho fiducia che avverrà qualcosa di buono». Maria confidava in un