Babele


 

Babele


Questa struttura plurietnica e pluriculturale è stata inquinata agli albori della storia dell’umanità, dal peccato di Babele. Sullo sfondo di questa colpa, le differenze culturali e linguistiche cessano di essere dono di Dio e diventano motivo di incomprensione e di conflittualità, le differenze assumono la rigidità della divisione, anziché della verità e dell’arricchimento nell’unità.


Poiché tuttavia, la diversità etnica e linguistica rientra nell’ordine della creazione, Dio avvia un itinerario di restaurazione nell’ambito del suo piano di salvezza. In questo progetto divino entra come elemento di indubbio significato la migrazione che porta in sé lo sforzo dell’incontro con il Signore e con gli uomini. È questo il cammino intrapreso da Abramo, chiamato ad emigrare subito dopo la dispersione babelica, e che ha il suo punto terminale in Gesù: in Cristo esso trova piena realizzazione grazie al mistero della Redenzione. “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo, ora lascio il mondo e ritorno al Padre” (Gv 16,28).(Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata mondiale del migrante, Le migrazioni presentano un duplice volto, quello della diversità e quello dell’universalità, 21.08.1991 in Enchiridion della Chiesa per le migrazioni, n. 1999).


Il racconto della Pentecoste (At 2,1ss) mostra la discesa dello Spirito di Dio che si fa capire da uomini di diverse lingue (e culture); così è abolita la confusione della lingua provocata dall’orgoglio dei costruttori della torre di Babele. Nata dallo Spirito, la Chiesa è, fin dall’inizio, formata da uomini di diverse lingue e culture, radunati ora dallo Spirito nella fede. Essi vengono designati come “i fratelli” (At 1,15), “i credenti” (At 2,44), “i discepoli” (At 6,1), “quelli che invocano il nome del Signore” (At 9,14.21) i “salvati” (At 2,48), “la setta dei Nazorei” (At 24,5), “i cristiani” (At 11,26; 26,28). (Documento della Pontificia commissione biblica Unità e diversità nella Chiesa, 15.04.1988, A. VI, 3, in Enchiridion della Chiesa per le migrazioni, n. 1876).


Le ideologie e i comportamenti razzisti non risalgono a ieri; hanno le loro radici nella realtà del peccato fin dalle origini dell’umanità, così come ce la descrive la Bibbia nei racconti di Caino e Abele e della torre di Babele.


Storicamente, il pregiudizio razziale in senso stretto, come coscienza della superiorità biologicamente determinata della propria razza o etnia rispetto ad altre, si è sviluppato soprattutto a partire dalla pratica della colonizzazione e della schiavitù all’inizio dell’era moderna. Sorvolando rapidamente la storia delle grandi civilizzazioni precedenti, troviamo, in occidente come in oriente, a nord come a sud, dei comportamenti sociali ingiusti, discriminatori, ma non sempre razzisti nel vero senso della parola (Documento della pontificia commissione ‘Iustitia et pax’, La Chiesa di fronte al razzismo, 3.11.1988, I, 2, in Enchiridion della Chiesa per le migrazioni, n. 1999).