Estasi


 

Estasi


Ritengo molto importante rivendicare la parola “estasi” per tutti i cristiani che si sforzano di passare dal timore all’amore... Estasi è una parola che viene dal greco ekstasis, formata da ek, che significa “fuori” e stasis, che indica lo stato di immobilità. Trovarsi in uno stato estatico significa letteralmente essere fuori da una situazione statica. Perciò, quanti vivono delle esperienze estatiche stanno sempre uscendo da situazioni rigida­mente fisse per aprirsi a delle dimensioni della realtà nuove e non programmate...


L’estasi è sempre un movimento verso una vita condivisa. Vivere staticamente ci separa e ci trasforma in individui isolati che lottano per la propria ed individuale sopravvivenza. Invece vivere in modo estatico ci conduce in ambiti in cui una vita nuova viene scoperta “tra” noi. Ci fa fare breccia attraverso i nostri muri di isolamento e ci trasforma in popolo di Dio, in gente che proclama la gioia della vita eterna che è già cominciata. Questo è il primo segno di quel regno che Gesù è venuto ad annunciare.


Vivere esteticamente comporta una volontà costante a lasciare dietro di sé gli ambiti sicuri, tranquilli e familiari e raggiungerne di diversi anche quando questo comporta il rischio della propria sicurezza. Su scala internazionale ciò significa una politica estera che vada ben oltre il problema: «Come può sopravvivere il nostro paese?». Cioè una politica che si preoccupa primariamente della sopravvivenza dell’umanità e disponibile a compiere dei sacrifici a livello nazionale, una politica che si rende conto del fatto che idolatrare la sicurezza della nazione compromette il bene dell’umanità intera, una politica che mette prima il fatto di essere persone e poi il fatto di essere americani, russi, cubani, nicaraguensi o messicani. In breve una politica che cerca di liberare le nazioni dalla loro reciproca paura e offre delle modalità per celebrare la nostra comune umanità.


L’estasi è sempre un cammino verso una nuova libertà. Fino a quando la sicurezza nazionale rappresenta il nostro interesse primario e la sopravvivenza della nazione è più importante della conservazione della vita su questo pianeta, continuiamo a vivere nella casa della paura. In definitiva si deve scegliere tra la sicurezza - individuale, sociale o nazionale - e la libertà.


La libertà rappresenta la meta umana più autentica. La vita è vera solo se è segnata dalla libertà. Una preoccupazione ossessiva per la sicurezza ci paralizza e conduce alla rigidità, alla fissità e infine, alla morte. Più siamo preoccupati della nostra sicurezza e più si fa visibile la forza della morte, sia nella forma di una pistola sempre vicina al letto, di un fucile tenuto in casa o di un sottomarino in agguato nel nostro Porto (tratto da Lifesigns).