Etnicità


 

Etnicità


Quest’ultimo è il caso delle migrazioni senza ritorno, che danno luogo al costituirsi di gruppi etnici i quali all’estero coltivano le proprie tradizioni, in ideale unione con il Paese d’origine. L’etnicità è un elemento di grande valore sociologico. Il gruppo etnico, ben lungi dal costituire un ghetto, arreca alla società l’apporto della propria diversità. Armonizzandosi al contesto generale, e continuando a conservare la propria identità, il gruppo etnico può essere - e la storia insegna che ciò avviene in molte nazioni - una colonna portante della struttura sociale.


La fedeltà delle persone, delle famiglie e dei gruppi al ceppo da cui sono scaturiti, è una prerogativa ammirevole e commovente. Giova sottolineare che essa, nel nostro ordine di idee, acquista un valore primario anche come fondamentale e irrinunciabile diritto, pur se è necessario che il suo esercizio venga orientato in funzione di una superiore armonia. Più di altri fenomeni, e quanto più si fa evidente la tendenza alla stabilità, la migrazione rappresenta una sfida all’alterità ed alla diversità. Il reciproco rispetto e la reciproca valorizzazione tra uomini e popoli proprio in quanto sono e si riconoscono diversi, è il requisito essenziale per la serena e feconda convivenza. Potrebbe essere diversamente nella società ecclesiale? Qui urgono le notissime ed obbliganti esigenze della fraternità e dell’universalità, che resterebbero parole vuote se non fossero tradotte in concreti atteggiamenti. È quindi essenziale riconoscere agli immigrati l’innato diritto a conservare e sviluppare il loro patrimonio etnico, linguistico e culturale (Lettera, Riflessioni e Istruzioni della Pontificia Commissione per la pastorale delle migrazioni e del turismo Chiesa e mobilità umana, 26.05.1978, in Enchiridion della Chiesa per le migrazioni, nn. 1473-1474).