Eucaristia


 

Eucaristia


Colui che noi fuggiamo ci ha seguito/ e Colui che avevamo perso s ‘è riunito a noi!/Ci ha raggiunti nel grembo della nostra miseria/e si è umiliato nelle tue mani, o Chiesa!/ Abita nel vino dei tuoi calici/e nel pane candido dei tuoi altari./ Tu lo stendi sulla nostra nostalgia, sulle nostre labbra affamate./ Tu lo sprofondi nel cuore della nostra solitudine,/ per dischiuderla come una porta spalancata;/ la polvere degli atomi si raccoglie;/ il silenzio dell’eternità è più forte della tempesta:/ siamo un solo corpo e un solo sangue.

Sugli altari delle chiese ci sono oggi i calici del vino e i pani candidi dell’Eucaristia domenicale. Attorno ci siamo noi, con gli abissi delle nostre miserie e solitudini, con la fame e sete dell’anima, con le nostre fughe e ribellioni. Ed ecco, proprio in quel grembo di realtà create, povere e semplici, nelle mani degli uomini e donne, sulle loro labbra, nel loro male si insedia Dio stesso attraverso il suo Figlio che si fa carne.


È questo il segno più alto di quella paternità divina che vogliamo ancora una volta esaltare: “Dio ha tanto amato il mondo - diceva Gesù nella notte ventosa dell’incontro con Nicodemo - da dare il suo Figlio unigenito...” (Giovanni 3,16).


I versi della scrittrice tedesca Gertrud von le Fort (1876-1971), che sopra abbiamo citato, cantano questo amore che pacifica l’universo “la polvere degli atomi si raccoglie” e fa di noi “un solo corpo e un solo sangue” con Dio stesso, nel Figlio suo Gesù Cristo (Gianfranco Ravasi, Avvenire).