Lidia


Narrando nel libro degli Atti la storia delle prime comunità cristiane, Luca organizza i racconti attorno a personaggi di rilievo, come Stefano, Filippo, Pietro e, soprattutto, Paolo. 

Ma si sofferma anche, in brevi quadretti, su personaggi minori che egli trasforma in figure tipiche. Una di queste figure è una donna di nome Lidia: «Salpati da Troade, facemmo vela verso Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni. Il sabato uscim­mo fuori dalla porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo la parola alle donne colà riunite. 

C’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiatira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: ‘Se avete giudicato che io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa’. E ci costrinse ad accettare» (At 16, 11‑15).La notizia è brevissima, e tuttavia merita attenzione. 

Lidia è presentata come una figura esemplare di donna cristiana, non soltanto perché aderisce alla fede, ma perché si mostra ospitale. Il suo nome è di significato incerto, anche se molto attestato nell'antichità. Vive a Filippi, la prima città europea raggiunta da Paolo. 

È la prima battezzata europea. Commercia in stoffe pregiate, ma proviene da Tiatira, in Asia, fra Pergamo e Sarni, nota per le tintorie della porpora. È una donna intraprendente, certo benestante e indipendente: può infatti disporre liberamente della propria casa. Luca la descrive come “timorata di Dio”, cioè credente nel Dio d’Israele, aggregata alla sinagoga, senza tuttavia essere vera­mente giudea. Fa parte di un gruppo di donne che si riuniscono a pregare nei pressi della porta della città lungo il fiume. È durante una di queste riunioni di preghiera che Lidia ascolta Paolo che annuncia il Signore Gesù. 

Possiamo immaginare che il gruppo di donne ascoltasse Paolo con curiosità, senza reale coinvolgimento. L’ascolto di Lidia è invece attento e partecipe. Il Signore - annota Luca ‑ le “aprì il cuore così che aderì alle parole dette da Paolo”. Aprire il cuore significa spiegare e convincere: un conto è ascoltare, un conto capire. E per dire che la donna “aderì” al discorso di Paolo, Luca utilizza un verbo che significa “appartenenza”. 

È molto più del semplice credere vera una cosa. La donna ormai “appartiene” al Vangelo, che diventa per lei l’unica cosa che importi. E subito pone la sua casa a servizio del vangelo, invitando ‑ quasi costringendoli ‑ gli apostoli missionari a prendervi alloggio. Lidia dunque è la figura di una donna cristiana che si caratterizza per la fede e per l’ospitalità: ha generosamente aperto la sua casa ai missionari. L’ospitalità ai missionari itineranti è un tratto che negli Atti degli Apostoli è ricordato in più occasioni: Giasone ospita Paolo e Sila a Tessalonica (17, 6); Aquila e Priscilla ospitano Paolo nella loro casa di Corinto (18, 2‑3) e, più tardi, Apollo a Efeso (18, 26); in viaggio verso Gerusalemme Paolo è ospitato da Filippo (21, 8‑9).

Ma non si tratta soltanto del libro degli Atti. L’ultima parte del grande discorso missionario di Matteo (c. 10) non è più rivolta ai missionari, ma a coloro che li accolgono. È come accogliere Cristo: “Chi accoglie voi accoglie me, e che accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato. 

E chi avrà dato anche solo un bicchiere dì acqua fresca a uno di questi piccoli, che è mio discepolo, in verità vi dico: non perderà la sua ricompensa” (10, 40‑42). Matteo sta parlando di un’ospitalità che include l’ascolto e l’accettazione del messaggio di cui i missionari sono portatori: questo significa, accoglierli in quanto profeti, giusti e discepoli. Nell’ultima affermazione è però in primo piano l’aiuto, il servizio “chi darà da bere anche solo un bicchiere di acqua fresca”: il missionario itinerante ha lasciato la casa per vivere sulle strade, com­pletamente a servizio del Vangelo, ma anch’egli ha bisogno di una mensa, di un riparo e di accoglienza (Bruno Maggioni, Lidia, donna ospitale e timorata di Dio, “Mondo e Missione”, giugno-luglio 1999, p. 27).