Migrante
Migrante
Tu, uomo migrante,
non sei forse un uomo inquietante?
Segno di un’umanità ancora spezzata,
trascini le ferite della divisione,
ma proprio tu ci indichi, come svelata,
la nostra stessa sete di comunione.
In te le spaccature del mondo invisibili
appaiono chiare, come da una lente;
e forse per questo ci sono insopportabili
gli esodi: il tuo, quello della tua gente.
Del gemito dell’umanità che anela a radunarsi
inconsapevole portatore,
nel tuo bagaglio porti speranza,
e lunga attesa, paziente dolore.
Tu, uomo migrante, così spesso inquietante,
perdona lo sguardo cupo di diffidenza
che chiude il passo alla comprensione,
mentre in silenzio ricordi alla coscienza
che è la solidarietà a renderci persone.
Ci sono leggi, divieti, confini:
la nostra accoglienza risulta troppo parca
mentre ci sconcerta, al largo,
la tua ostinata speranza su quella barca.
E quando ci sembra di aver già fatto tanto
tentando e ritentando ogni legale azione,
tu ci dici che manca ancora l’uomo
in tutta questa nostra cooperazione.
Uomo migrante, non importa di che etnia o religione,
con le tue tacite domande ci metti in discussione.
Forse non lo sai, ma la nostra opacità tu hai scoperta,
mentre ci ricordi una Parola ancora molto aperta:
“Ero straniero e mi avete accolto”:
ci vuoi forse dire che qualcosa a questa realtà abbiamo tolto?
(Monica Martinelli MSS, Tu, uomo migrante, “Sulle strade dell’esodo”, maggio 1995)