Minoranza
Minoranza
“Io credo al valore della minoranza. Il mondo sarà salvato per opera di alcuni” (André Gide). Essere minoranza è considerato a livello politico, sociale ed economico una iattura dalla quale si fa di tutto per liberarsi. Il vocabolo, infatti, deriva dal latino minus, “meno”, che esprime una mancanza, il desiderio di un “più” che è visto come un sogno da realizzare a tutti i costi. Eppure l’essere “minori” può diventare un valore: la stessa lingua italiana lo attesta nel vocabolo “ministro” che di per sé dovrebbe significare “colui che si fa meno” per servire (è su questa parola che si è coniato il termine “minestra”, il cibo che veniva servito ai poveri).
Cristo ha celebrato proprio “il servire e il non essere servito” fino al punto di dare la vita per il fratello, raggiungendo così l’abisso di farsi “meno”, “minore” e “ministro” (si legga Marco 10,35-45). Il “valore della minoranza” ‑ anche se in altro senso ma con esito analogo ‑ è esaltato dalla frase dello scrittore agnostico André Gide (1869-1951), che abbiamo proposto. La vera forza che muove la storia non è nella massa amorfa e spesso trainata a rimorchio. È in alcuni pochi che sanno e fanno, che s’impegnano e si votano a un ideale.
Certo, non di rado il motivo che li spinge non è sempre nobile: il loro farsi “meno” sacrificandosi può essere finalizzato solo al “più”verso cui mirano di ascendere. Tuttavia noi oggi vorremmo celebrare coloro che salvano il mondo con la loro donazione, col loro farsi ultimi per servire gli altri, col loro dono della vita stessa perché gli altri abbiano la vita E per i cristiani il primo volto che si riconosce tra costoro è quello di Cristo (Gianfranco Ravasi, Minoranza, “Avvenire”).