Pellegrinaggio


Come si definisce l’uomo “animal rationalis” o “politicus”, così lo si potrebbe definire “viator”: è sempre in viaggio. Già l’ “homo habilis”, vissuto milioni di anni fa, sapeva spostarsi da un continente all’altro.

Tutta la storia dell’Antico Testamento è un racconto di migrazioni alla ricerca di terre fertili sulle quali abitare: si svolge tra il Tigri e l’Eufrate, il Nilo e il Giordano.Ma l’uomo sempre in viaggio percepisce, già nell’età primitiva, che questo suo pellegrinare non si concluderà nemmeno con la morte. Il suo viaggio continuerà nell’Aldilà, ove realizzerà una forma di vita ancor più piena. 

Le civiltà d’Egitto sembrano tutte concentrate sull’importanza di questo arcano pellegrinaggio. Il pellegrinaggio terreno verso luoghi santi appare come il riverbero di questa coscienza di essere in viaggio verso una meta ultraterrena. Il pellegrinaggio è una forma religiosa che appare presso tutti i popoli: si compiono anche lunghi itinerari e finalmente ci si rallegra di sostare negli atri del tempio della divinità, che si scorge da lontano, come un’apparizione celeste che conforta, che rallegra, che magari anche guarisce.Si potrebbe pensare che il cristianesimo avrebbe dovuto staccarsi da questa tradizione, dato che il tempio che unisce cielo e terra è Gesù, il Figlio di Dio, e tutti coloro che a Lui aderiscono per fede. 

Ma, dato che la vita cristiana - come sottolinea la lettera agli Ebrei - è tutta un pellegrinaggio al seguito del Cristo verso il santuario celeste, ecco che la sua raffigurazione terrena è ripresa dal viaggi verso la terra del Signore, verso Roma, verso Compostella, verso i santuari mariani. Forse si è potuto immaginare che i pellegrinaggi del passato, che muovevano le folle, sarebbero scomparsi con l’avvento della civiltà moderna. È quanto pensava Emile Zola, così critico nei confronti di Lourdes. 

Ma il medico ateo Alexis Carrell è proprio a Lourdes che ritrova la fede!

I cinque milioni di pellegrini che ogni anno vanno a Lourdes (e non mancano tra loro i non cristiani) non vengono tanto per cercare o vedere una guarigione fisica, quanto per cercare conforto.

E lo trovano. 

Il fatto stesso di spostarsi insieme, spezzando il ritmo della quotidianità, per vivere insieme, non senza sacrificio, una settimana di gioia nella preghiera e nella condivisione, fa del pellegrinaggio un momento di grazia.Il pellegrinaggio è dunque una realtà destinata ad avere un avvenire. Esiste certo il rischio che sia ridotto a spostamento turistico insignificante. Per evitare questo tradimento nei confronti dei fedeli, ogni pellegrinaggio va preparato e vissuto col massimo impegno. Soltanto così resterà un dono di grazia per il popolo di Dio e per il mondo intero (Sandro Vitalini, Homo viator, “Betlemme”, 5, 1999, p. 34).