Razzismo
I rapporti fra le comunità politiche vanno regolati nella verità.
La quale esige anzitutto che da quei rapporti venga eliminata ogni traccia di razzismo; e venga quindi riconosciuto il principio che tutte le comunità politiche sono uguali per dignità di natura; per cui ognuna di esse ha il diritto all’esistenza, al proprio sviluppo, ai mezzi idonei per attuarlo, ed essere la prima responsabile nell’attuazione del medesimo; e ha pure il diritto alla buona reputazione e ai dovuti onori.
Fra gli esseri umani molto spesso sussistono differenze, anche spiccate, nel sapere, nella virtù, nelle capacità inventive, nel possesso di beni materiali.
Ma ciò non può mai giustificare il proposito di far pesare la propria superiorità sugli altri; piuttosto costituisce una sorgente di maggiore responsabilità nell’apporto che ognuno e tutti devono addurre alla vicendevole elevazione. Giovanni XXIII, Lettera enciclica Pacem in terris, 11.04.1963, in Enchiridion della Chiesa per le migrazioni, nn.399-400).
Ma la Chiesa ha anche il compito di animare l’intera vita sociale. Essa rivolge quindi la sua attenzione al mondo in movimento, per restaurare in esso la pace che, come sottolinea Giovanni XXIII nella Pacem in terris, riposa su quattro pilastri: la verità, la giustizia, la carità, la libertà.38
Gli spostamenti umani comportano molteplici possibilità di apertura, di incontro, di unità; ma si urtano spesso con manifestazioni di razzismo individuale e collettivo, frutto di una mentalità irrigidita in schemi chiusi, propri di una società travagliata da profondi squilibri. Questi gravi problemi, che sono costantemente seguiti dalla Santa Sede, vanno tenuti presenti nelle istanze pastorali, a tutti i livelli.
La mobilità offre occasioni di formare gli uomini a vivere le relazioni interpersonali secondo i valori essenziali alla pace. È la dimensione sociale, per così dire, dell’evangelizzazione (Lettera, Riflessioni e Istruzioni della Pontificia Commissione per la pastorale delle migrazioni e del turismo Chiesa e mobilità umana, 26.05.1978, in Enchiridion della Chiesa per le migrazioni, n. 1429).Le ideologie e i comportamenti razzisti non risalgono a ieri; hanno le loro radici nella realtà del peccato fin dalle origini dell’umanità, così come ce la descrive la Bibbia nei racconti di Caino e Abele e della torre di Babele.
Storicamente, il pregiudizio razziale in senso stretto, come coscienza della superiorità biologicamente determinata della propria razza o etnia rispetto ad altre, si è sviluppato soprattutto a partire dalla pratica della colonizzazione e della schiavitù all’inizio dell’era moderna. Sorvolando rapidamente la storia delle grandi civilizzazioni precedenti, troviamo, in occidente come in oriente, a nord come a sud, dei comportamenti sociali ingiusti, discriminatori, ma non sempre razzisti nel vero senso della parola (Documento della pontifcia commssione ‘Iustitia et pax’, La Chiesa di fronte al razzismo, 3.11.1988, I, 2, in Enchiridion della Chiesa per le migrazioni, n. 1999).