Seduzione demoniaca dell’etnia
Battesimo e culturaLa visione di Chiesa ortodossa che lei trasmette è molto bella e seducente. Ma non è forse un po’ teorica, ideale? Detto altrimenti, corrisponde alla realtà vissuta, storica e attuale della chiesa?
L’immagine dell’ortodossia che è apparsa in questi ultimi anni è piuttosto quella di una chiesa divisa e bloccata a molti livelli, in difficoltà sulla conciliarità e la comunicazione, toccata dai vecchi demoni nazionalisti, tentata da certe forme d’integralismo e d’antiecumenismo ecc.« Uno dei grandi problemi che ha pesato e pesa ancora su tutte le chiese ortodosse è quello del potere e della relazione con il potere statuale.
Nell’ambito cattolico - si può dire - il papa è diventato imperatore. Nell’ambito bizantino c’era un potere bicefalo: da una parte l’imperatore e, dall’altra, non tanto il patriarca - che era più o meno nelle mani dell’imperatore - ma i monaci. C’era quindi una duplice cultura.
L’imperatore rappresentava l’eredità della sapienza, della bellezza, dell’arte e dell’umanesimo classico, mentre i monaci rappresentavano la profezia del Regno che supera la cultura, capaci di resistere aspramente all’imperatore se interveniva nell’ambito della dottrina e dei costumi. Ma cosa è successo?
L’impero non ha cessato di restringersi e, più diventava piccolo, più affermava la sua universalità.Cominciarono allora a nascere le nazioni. Alcune, come la Serbia ad esempio, hanno voluto candidarsi all’impero.
Da qui l’emergenza di un messianismo nazionale, che è un tratto molto diffuso nel mondo ortodosso.Successivamente c’è stato il fatto che la chiesa davanti alle invasioni (turche e soprattutto ottomane) si è sforzata di preservare la realtà profonda di ogni popolo sotto la sua benedizione. E questo spesso con dolore, a prezzo di numerosi martiri.
Cosi quando questi popoli, a poco a poco, hanno conquistato l’indipendenza, hanno sviluppato la tendenza a considerare la chiesa - che benediceva la loro cultura - come un elemento della vita nazionale, una componente della cultura locale, non priva peraltro di un certo messianismo russo, serbo o greco. Risultato? Si è arrivati poco a poco a una concezione del tutto falsa della chiesa, a un’ecclesiologia etnica, dove si è greci e quindi ortodossi, si è ortodossi perché si è serbi, ecc. Ancora peggio.
Ci si qualifica ortodossi non per dirsi cristiani, ma per affermare un’identità serba, romena o russa».- Anche se si è atei o non battezzati...«Esattamente. Due terzi dei serbi non sono battezzati, ma questo non ha impedito loro di battersi affermando la propria ortodossia.
Ci tengo a precisare che questo non è mai stato il caso del patriarca Pavle di Serbia, che è un anziano uomo di preghiera e di sofferenza, che ha fatto quanto ha potuto per salvaguardare la pace.
Ma i capi della guerra, che vivevano in una maniera sconclusionata e che sovente non erano battezzati, pretendevano di difendere l’ortodossia».- Per essere onesti è bene riconoscere che ci sono stati nella guerra civile dell’ex Jugoslavia, da parte di alcuni gerarchi e membri del clero, atteggiamenti almeno ambigui, per non dire nazionalisti e contrari alla pace e alla riconciliazione.
«Diventando una dimensione della cultura, dell’identità nazionale, dell’appartenenza etnica, l’ortodossia rischia di definirsi “contro” gli altri e di trasformarsi o di essere trasformata in ideologia. Ma questo non data da oggi. 1 patriarchi di Costantinopoli se ne sono resi conto da molto tempo. L’ultimo concilio che hanno riunito, nel 1872, ha condannato con estremo rigore ciò che è stato chiamato “filetismo” o “etnofiletismo”, cioè il fatto di confondere la chiesa con un’appartenenza nazionale.
È ciò che dobbiamo rifiutare con tutte le forze se vogliamo che l’ortodossia testimoni veramente l’amore di Cristo».- In linea con la questione dell’identità nazionale c’è il problema cruciale delle relazioni spesso ambigue della chiesa con il potere e con lo stato.
Lo si è visto con la recente legge sulla libertà religiosa in Russia che limita il diritto delle altre comunità, che si tratti di sette o di Chiesa cattolica (cf. Regno-att: 18,1997,538; Regno-doc. 19,1997,635).«È una cosa molto triste. Tempo fa il patriarca Alessio II ha detto: “Nessuna confusione fra la politica e lo spirituale. Siamo una chiesa indipendente. Abbiamo ritrovato la libertä, dobbiamo svilupparla e viverla”.
E dopo sono arrivati da una parte un dilagare di sette in Russia e dall’altra una tendenza integrista che impedisce le riforme e spinge molti intellettuali e giovani a lasciare la Chiesa ortodossa, talora per raggiungere gruppi protestanti o cattolici più aperti e accoglienti. Da qui la reazione ortodossa che dichiara: “noi proteggiamo lo stato se lo stato russo ci protegge”. Il contenuto della legge è meno problematico di ciò che testimonia: il sogno di ridiventare una chiesa di stato, l’unica religione russa perché inseparabile dalla sua cultura e dalla sua identità».
Antiecumenismo
Nella tragedia della Bosnia mi ha colpito il risveglio, particolarmente in Grecia, di un fondo anticattolico che, in connessione con un forte sentimento anti-turco, ha dato spazio a discorsi deliranti su una pretesa cospirazione fra islam e Chiesa cattolica per distruggere i popoli ortodossi.«Il richiamo del complotto è un’idea molto radicata, legata alla psicologia della persecuzione: tutti vogliono distruggere l’ortodossia, ma noi “siamo il piccolo resto che la salverà”...».- Al centro del cosiddetto complotto si trova la figura dell’ebreo. Vi è in alcuni paesi ortodossi, specie in Russia, una vecchia tradizione antisemita.
Oggi cosa si può dire?«Bisogna dire due cose. Vi è anzitutto l’antisemitismo tradizionale del mondo cristiano che, in Occidente, ha potuto essere per buona parte superato grazie al trauma della Shoah, di molte ricerche avviate, di gesti della Chiesa cattolica - la visita del papa alla sinagoga, il recente pentimento della chiesa di Francia ecc. -, grazie a un lavoro pedagogico che si è sviluppato sulla questione. Oggi la Shoah è qualcosa di talmente presente nella memoria dell’Europa occidentale che l’antisemitismo è diventato pressoché impossibile, tanto è squalificante. All’Est non si è conosciuto niente di simile.
Al contrario. La rivoluzione russa è stata fatta da dei bolscevichi, che benché non credenti e completamente secolarizzati, erano in maggioranza di origine ebrea. È certo che nel comunismo vi era come un soffio messianico, seppur secolarizzato.
È forse l’ultimo movimento messianico di origine giudeo-cristiana. Allora la buona gente che si è resa consapevole degli orrori del comunismo dice: “Non siamo stati noi, sono stati gli ebrei che hanno voluto distruggere la chiesa”. Cosi ne esce rafforzato l’antisemitismo tradizionale. Nei paesi e nell’ambiente arabo, soprattutto palestinese e arabo-cristiano, è soprattutto la fondazione dello Stato d’Israele che, generando un antisionismo feroce, ha rafforzato l’antigiudaismo tradizionale.Altra causa, del tutto paradossale, del sentimento antisemita è il semitismo profondo del mondo ortodosso.
Fra tutte le chiese cristiane la Chiesa ortodossa è senza dubbio la più vicina alla sensibilità e agli atteggiamenti del mondo ebraico, delle sue origini, per la pratica rituale, il sentimento d’appartenenza identitario, il messianismo nazional-religioso. Ma è proprio lì la questione: se si considera come un popolo eletto, come può tollerarne un secondo?Beninteso, sarebbe necessario guardare a tutto ciò più da vicino.
Le questioni e le realtà sono molto complesse. Se ci sono stati pogrom nella Russia zarista, vi è anche tutta una seria di grandi pensatori religiosi molto vicini al pensiero ebraico. Cosi Vladimir Solov’ev, che ha imparato l’ebraico da un rabbino, ha studiato la cabbala, è morto pregando per il popolo ebreo e, in una celebre parabola, mostra come l’Anticristo è finalmente sconfitto dall’insurrezione del popolo ebraico.
Cosi ugualmente Nicolaj Berdjaev o il padre Sergej Bulgakov si sono molto riferiti alla mistica ebraica. Più tardi, in Francia, fra gli anni trenta e quaranta, personalità come suor Maria Skobtsov e il padre Dimitri Klepinine nascosero e salvarono migliaia di ebrei, scelte che hanno causato il loro arresto, deportazione e morte nei campi di sterminio.
Nell’interrogatorio, quando la Gestapo gli domandava perché s’interessasse degli ebrei, il padre Dimitri rispose mostrando la sua croce pettorale: “Che cosa fate di costui?”. In questi ultimi anni, durante un viaggio negli Stati Uniti, il patriarca di Mosca, Alessio II, è andato alla sinagoga di New York dove ha fatto una netta dichiarazione contro l’antisemitismo.
Non è stato molto ben accolto al suo rientro in Russia - alcuni preti delle regioni di Pskov e di Novgorod hanno dichiarato di non volerlo più menzionare nelle preghiere -, ma le acque si sono calmate».- Una conseguenza di tale rivolta è una forte critica antiecumenica. Ne sono prova il faticoso lavoro di molte commissioni di dialogo, l’uscita clamorosa della Chiesa georgiana dal CEC ! (cf. Regno-att. 18,1997,558).«O più recentemente l’accoglienza sgradevole riservata alla delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) - composta dal segretario generale Konrad Raiser e numerosi ortodossi - in numerosi ambiti della Russia,come l’accademia teologica di Sergiev Posad dove gli studenti e i professori li hanno insultati, facendo dei segni di croce su di loro come fossero da esorcizzare (cf. Regno-att. 6,1998,151)!
Una grande parte di questo antiecumenismo è in realtà il frutto dell’ignoranza. Non si conosce e non si vuole conoscere l’Occidente. Per esempio, i viaggi del papa: mentre sono molto seguiti dai media occidentali, mai saranno presentati sullo schermo in paesi come la Grecia, la Romania o la Russia. Altro esempio: è stato firmato nel 1993 un importante testo di accordo dalla Commissione mista cattolico-ortodossa a Balamand in Libano (cf. Regno-doc. 15,1993,491), accordo in cui i cattolici si impegnano a rinunciare a tutta la politica di uniatismo e di proselitismo e gli ortodossi a rispettare le comunità uniati e greco-cattoliche oggi esistenti.
Questo documento è stato diffuso in forme menzognere, assolutamente false, in Russia, per far credere alla gente che si trattava di una capitolazione dell’ortodossia, come se la Chiesa ortodossa avesse accettato di diventare un’immensa chiesa uniate!È la stessa cosa per il CEC. Tutte le sue ricerche - in particolare nell’ambito dell’inculturazione, dell’incontro con le altre religioni e culture - sono mal digerite dagli ortodossi, che hanno l’impressione di non essere sufficientemente rappresentati.
Sarebbe necessario fare un’analisi della politica degli stati e delle Chiese dell’Est a riguardo del CEC all’epoca comunista. All’origine delle tensioni attuali, si trova l’idea - molto condivisa - che l’ecumenismo fosse un’invenzione dei comunisti imposta alla Chiesa ortodossa; adesso che il comunismo è finito, l’ecumenismo non avrebbe più ragion d’essere».L’invito alla pazienza- Cosa rappresentano queste forze antiecumeniche nella chiesa? «Sono di rilievo, ma per fortuna non tutta la Chiesa ortodossa pensa in questa maniera. Durante il suo recente viaggio in Russia, la delegazione del CEC ha anche incontrato, nei corridoi, persone, giovani e studenti che hanno detto “Non siamo tutti cosi, noi siamo interessati a quanto rappresentate, alle vostre ricerche. Teneteci informati”.
Purtroppo essi non osano aprire la bocca. In un paese come la Russia c’è una specie di terrorismo intellettuale, che si ritrova anche in un luogo come il monte Athos. Nell’isola, a nord-est della Grecia, vivono 1.600 monaci. L’Athos è un luogo meraviglioso, di una bellezza straordinaria, abitato e animato da una forza, da una potenza e da una profondità di preghiera assolutamente sorprendenti.
Ma se i vecchi monaci, che sono uomini di pace, tacciono, i giovani, più ideologizzati, possono esercitare un vero terrorismo intellettuale. Se dite loro, ad esempio, che Francesco d’Assisi era un santo, anche il più formato fra loro è capace di rispondere: “no, era forse un grande uomo, ma certamente non un santo perché non era ortodosso”!Detto questo bisogna notare che il mondo ortodosso è vasto e plurale, molto oltre questa gente che produce rumore.
Per non limitarci che all’esempio della Russia, vi sono molte buone cose che si sviluppano. Per esempio alcuni preti ammodernano l’antica lingua liturgica slava, la pratica della comunione frequente si introduce un po’ ovunque, le attività di aiuto sociale crescono, piccoli gruppi d’intellettuali cominciano a esprimere la tradizione ortodossa in maniera viva e creativa, riviste nascono attorno a piccole società di cultura ecc.
Tutto ciò fiorisce spesso ai margini della chiesa, ma contiene un avvenire che si costruisce proprio così, sia attraverso la fede umile e profonda dei semplici, sia attraverso le ricerche di intellettuali ancora un po’ emarginati. È necessaria pazienza» (Intervista al teologo Olivier Clément a cura di Maxime Egger, La seduzione demoniaca dell’etnia, “Il regno –attualità”, 20/1998, pp. 699-701).