Spiritualità ecumenica dell’unità nella diversità


Spiritualità ecumenica dell’unità nella diversità Il cardinale Ivan Dias, Arcivescovo di Bombay, ha evidenziato che, per adempiere questo mandato, occorre “rivalutare con onestà le nostre radici cristiane ed affermare con coraggio la nostra identità ed il nostro ethos”. L’ecumenismo deve naturalmente essere al servizio della missione della Chiesa di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo. Un dialogo continuo di vita, di idee, di azione, di esperienze è essenziale per il progresso futuro dell’impegno ecumenico. I cristiani “devono dar prova di cordialità e di armonia”, promuovere la purificazione della memoria del passato e condividere il ricco patrimonio delle forme di spiritualità dell’Oriente e dell’Occidente. “Le divisioni tra le Chiese sono uno scandalo per i credenti di altre religioni”, mentre “l’unità dei cristiani è segno del mandato missionario”. Ha infine espresso la convinzione che lo Spirito Santo “potrà rapidamente dissipare le ombre minacciose delle passate divergenze, che sono state causa di divisioni, trasformando queste ultime in semplici differenze”. Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, Arcivescovo di Westminster, ha presentato concreti suggerimenti per un ecumenismo di vita. Egli ha innanzitutto sottolineato l’importanza di “ciò che già ci unisce ai nostri fratelli cristiani, nel battesimo comune, nella fede in Gesù Cristo nostro Signore, nella comune accettazione della Sacra Scrittura e in molti altri doni dello Spirito Santo”. “La parola chiave alla base della rinnovata amicizia e collaborazione con gli altri cristiani è la parola communio, o koinonia”. Ogni attività ecumenica, ivi compreso l’ecumenismo di vita, dovrebbe basarsi su ciò che condividiamo, che è un dono dello Spirito, una grazia concessaci da Dio. L’ecumenismo di vita “è il nostro modo di esprimere in termini concreti la comunione reale, sebbene imperfetta, che ci unisce; esso è complementare all’ecumenismo spirituale e all’ecumenismo di verità che devono, anch’essi, preparare la strada all’unità”. Questo ecumenismo di vita ci aiuterà a vincere i tre nemici dell’ecumenismo: il sospetto, l’inerzia e l’impazienza. “L’ecumenismo avviene là dove avviene; l’ecumenismo di vita a livello locale e nazionale dovrebbe sia influenzare che essere influenzato dalle relazioni ecumeniche a più alto livello”. Non dovremmo mai scordarci che siamo in cammino con tutti gli altri cristiani, in un comune pellegrinaggio. Al fine di tradurre il nostro ecumenismo di vita nella realtà dei fatti, abbiamo bisogno di strutture ecumeniche concrete nelle diocesi, nelle città, nelle parrocchie, ma “niente può sostituire i contatti personali”. Infine, ha aggiunto il cardinale Murphy-O’ Connor, dovremmo ricordare che “un aspetto del cammino ecumenico è la conversione ed il rinnovamento della Chiesa cattolica stessa, al fine di essere conformi, nella mente, nel cuore, nella dottrina e nella vita, alla volontà di Cristo per la sua Chiesa”. L’intervento della sig.na Chiara Lubich, letto in sua assenza, era intitolato: “Spiritualità d’unità nella diversità”. In esso è stata presentata sia la testimonianza personale della sig.na Lubich che quella del Movimento dei Focolari, di cui è fondatrice e presidente. La sig.na Lubich affermava innanzitutto di credere profondamente nell’ecclesiologia di comunione; in questa prospettiva, la spiritualità di comunione “sembra essere l’approdo del cammino bimillenario del vissuto cristiano”. “Oggi matura nella Chiesa l’esigenza di fare del fratello e della sorella la via per l’unione con Dio, per la santità”; “Lo Spirito Santo ha donato alla Chiesa oggi nuovi carismi che rendono possibile una spiritualità della comunione”, a livello sia personale che di comunità. In tale contesto, la sig.na Chiara Lubich ha dato una descrizione vivente del carisma di unità del Movimento dei Focolari, con la sua specifica dimensione spirituale e le sue numerose relazioni ed attività ecumeniche. Il “dialogo di vita” è ciò che non soltanto alimenta il dialogo teologico, ma che promuove anche la formazione ecumenica. “Speriamo pure che il perenne problema della ricezione, cioè di come la gente possa recepire i progressi nei dialoghi teologici ufficiali, possa esser superato da un popolo ecumenicamente preparato”. Il fratello Enzo Bianchi, Priore della Comunità monastica di Bose, ha presentato una riflessione intitolata: “Per una spiritualità della comunione. Unità nella diversità”. Egli ha sottolineato l’importanza del concetto di comunione nell’ecclesiologia e nella teologia ecumenica odierne. “Ma –egli ha aggiunto- un’autentica teologia è capace di generare anche una spiritualità”. Le strutture sono necessarie per realizzare un’ecclesiologia di comunione, ma è ad una spiritualità di comunione che la vita quotidiana nelle varie Chiese deve ispirarsi. Questo significa accettare la pluralità come un aspetto fondamentale della vita della Chiesa, “come ricchezza di doni, ma anche negazione di ogni fondamentalismo e di ogni integralismo cristiano”. Nella sessione finale, Sua Eminenza il cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha presentato le principali conclusioni dei tre giorni dell’incontro. Senza pretendere di tracciare un quadro esaustivo, il cardinale Kasper ha evidenziato tre punti essenziali. In primo luogo, la scelta ecumenica compiuta 40 anni fa con Unitatis redintegratio al Concilio Vaticano II è irreversibile e la sua validità permane sia nel presente che nel futuro. In secondo luogo, nel corso di questi 40 anni, la situazione ecumenica ha subito profondi cambiamenti, contrassegnati da luci e da ombre. Siamo giunti ad una fase intermedia, caratterizzata da un progresso nella consapevolezza ecumenica. I vari dialoghi ecumenici hanno potuto chiarire molti malintesi, hanno approfondito la fede comune e creato amicizie autenticamente ecumeniche. La collaborazione ecumenica e la preghiera comune sono diventate parte integrante della vita della Chiesa. Tuttavia, permangono differenze di fede e antichi pregiudizi;   a volte una certa impazienza o stanchezza hanno il sopravvento, affiora la nuova sfida del relativismo postmoderno e del pluralismo che non sembrano più interessati alla questione della verità, e si profilano nuove forme di fondamentalismo. In terzo luogo, i frutti positivi già realizzati come pure le nuove sfide che si presentato evidenziano la necessità di giungere ad una chiara concezione, da tutti condivisa, del futuro del movimento ecumenico: una riflessione approfondita e comune sui fondamenti dell’ecumenismo, una chiara visione dello scopo di tutte le attività ecumeniche, ed il legame tra l’ecumenismo e l’evangelizzazione. Il processo ecumenico è soprattutto un’avventura dello Spirito Santo ed un evento spirituale. Pertanto, l’ecumenismo spirituale rimane l’anima dell’ecumenismo, con il suo appello alla conversione ed al rinnovamento interiore, alla preghiera ed alla santità (Conferenza sul XL anniversario della promulgazione del decreto conciliare Unitatis redintegratio promossa dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Dal Resoconto del terzo giorno, Rocca di Papa, sabato, 13 novembre 2004).