Straniero
Straniero
“Il dolore insegna a gemere”,
dice un proverbio.
E l’umanità geme nel dolore,
nell’abisso di dolore in cui si è immersa
cercando la gioia, lontano da Te.
La cerca ovunque
tenendosi stretta quel poco che riesce ad afferrare
nel suo andare frettoloso.
E chiude gli occhi
a Chi la interpella sulla strada.
Ha paura di fermarsi,
di trovarsi faccia a faccia con l’Altro, l’Amore.
E chiude il cuore a se stessa
a Chi, accanto, ha bisogno di tutto:
di un pezzo di carta per non continuare a scappare,
di un lavoro per poter sopravvivere,
di una zolla in cui riposare,
di un sorriso per continuare a sperare,
di un amico per rallegrarsi nel cammino.
E nel suo andare, corre l’umanità,
in una corsa senza freni,
fino a cadere esausta.
Una pesantezza profonda la invade, non riesce ad alzarsi.
Tanto dolore vede dentro di sé,
e stanca di guerre, di violenza, di morte,
geme, geme su se stessa, continua a gemere.
E non si accorge di Chi le passa accanto,
di Chi si ferma e si china su di lei,
le offre da bere e la aiuta a rialzarsi.
E i loro sguardi si incrociano
e l’Altro non è più altro,
è il suo stesso sguardo che si riflette
come in uno specchio
e svanisce la nostalgia ansiosa della gioia,
l’incontro fa spazio alla sorpresa.
Sei Tu,
lo Straniero sul cammino quotidiano di ognuno,
qui da sempre, da quando sei disceso a noi,
per diventare corpo con noi,
per camminare assieme a noi,
umanità Tua Sposa,
che Ti invoca: vieni!
Sei già qui e continui a venire,
a bussare alla nostra porta,
alla nostra frontiera.
Tu, lo Straniero, il più Piccolo, l’Altro,
bisognoso di tutto,
che dona amore senza misura,
la misura stracolma
della croce e della risurrezione,
della vita in abbondanza per ognuno.
Per chi apre,
è subito gioia (Rita Bonassi, mss, Lo straniero, “Sulle strade dell’Esodo”, XXI (1996)1, 3-4).