Straniero


Straniero “Il dolore insegna a gemere”, dice un proverbio. E l’umanità geme nel dolore, nell’abisso di dolore in cui si è immersa cercando la gioia, lontano da Te. La cerca ovunque tenendosi stretta quel poco che riesce ad afferrare nel suo andare frettoloso. E chiude gli occhi a Chi la interpella sulla strada. Ha paura di fermarsi, di trovarsi faccia a faccia con l’Altro, l’Amore. E chiude il cuore a se stessa a Chi, accanto, ha bisogno di tutto: di un pezzo di carta per non continuare a scappare, di un lavoro per poter sopravvivere, di una zolla in cui riposare, di un sorriso per continuare a sperare, di un amico per rallegrarsi nel cammino. E nel suo andare, corre l’umanità, in una corsa senza freni, fino a cadere esausta. Una pesantezza profonda la invade, non riesce ad alzarsi. Tanto dolore vede dentro di sé, e stanca di guerre, di violenza, di morte, geme, geme su se stessa, continua a gemere. E non si accorge di Chi le passa accanto, di Chi si ferma e si china su di lei, le offre da bere e la aiuta a rialzarsi. E i loro sguardi si incrociano e l’Altro non è più altro, è il suo stesso sguardo che si riflette come in uno specchio e svanisce la nostalgia ansiosa della gioia, l’incontro fa spazio alla sorpresa. Sei Tu, lo Straniero sul cammino quotidiano di ognuno, qui da sempre, da quando sei disceso a noi, per diventare corpo con noi, per camminare assieme a noi, umanità Tua Sposa, che Ti invoca: vieni! Sei già qui e continui a venire, a bussare alla nostra porta, alla nostra frontiera. Tu, lo Straniero, il più Piccolo, l’Altro, bisognoso di tutto, che dona amore senza misura, la misura stracolma della croce e della risurrezione, della vita in abbondanza per ognuno. Per chi apre, è subito gioia (Rita Bonassi, mss, Lo straniero, “Sulle strade dell’Esodo”, XXI (1996)1, 3-4).