Erga Migrantes "per il Belgio"


DOCUMENTI DELL'EPISCOPATO BELGA
SULLE MISSIONI

Le comunità cattoliche di origine straniera in Belgio

applicazione della "Erga Migrantes Caritas Cristi"

1. Necessità di una attualizzazione

1.1 L'istruzione pontificia "Erga Migrantes Caritas Cristi" (2004) " vuole aggiornare la pastorale dei migranti tenendo presente i nuovi flussi migratori e le loro caratteristiche " 1. Le scelte pastorali e giuridiche che propose Erga Migrantes richiedono una concretizzazione in funzione della situazione di ogni paese.

1. 2. Il documento Le Comunità Cattoliche di origine straniera in Belgio - applicazione della Erga Migrantes non riprende l'istruzione pontificia, ma dà seguito allo Statuto bilaterale delle Comunità Cattoliche di origine straniera ( 2001). Esso propone un'applicazione della Erga Migrantes e delle scelte della Conferenza Episcopale belga2 secondo la situazione del Belgio. Esso non esclude diversità pastorali nelle diverse diocesi del paese3.

1. 3. Vuol tener conto delle direttive del potere civile belga in materia di politica di integrazione delle persone straniere o di origine straniera4.

1. 4. Vuole pure tener presente le nuove realtà come ad esempio:
- il carattere strutturale della migrazione in Belgio a seguito di meccanismi geopolitici, economici e demografici;
- gli aspetti temporanei di certe migrazioni (residenza di breve termine, residenza rifiutata);
- il cambiamento dello statuto dei migranti secondo i suoi percorsi (residenza definitiva o di lungo termine, naturalizzazione, successione delle generazioni);
- la dispersione dell'inserimento: si dilatano i luoghi di concentrazione “omogenea” d'immigrati (gruppi linguistici e / o nazionali) ;
- la diversità culturale, religiosa e nazionale dei migranti è considerevolmente aumentata.

1. 5. Il documento servirà come testo di riferimento in occasione di accordi bilaterali tra la Conferenza Episcopale belga e le Conferenze Episcopali straniere - tra i vescovi belgi e i vescovi stranieri o tra i vescovi belgi e le congregazione o gli ordini religiosi.


2. Visioni retrospettive

2. 1. Le Comunità cattoliche di origine straniera e la Chiesa locale di accoglienza
2. 1. 1. Il diritto canonico e la pratica della Chiesa prevedono, accanto alla pastorale territoriale, un raggruppamento o non territoriale di credenti cattolici di una stessa cultura e / o lingua e / o di vita di fede, provenienti dall'estero: le Comunità cattoliche di origine straniera. In Belgio, come pure nell'istruzione pontificia Erga Migrantes , la terminologia sociologica descrive queste persone come dei migranti o degli immigrati.

2. 1. 2. Noi preferiamo la terminologia " Comunità cattoliche di origine straniera " alla denominazione precedente " missione di migranti " o " comunità di fede di migranti " per i seguenti motivi:
- il termine " Comunità cattoliche di origine straniera " corrispondere meglio alla realtà attuale. La terminologia precedente era pensata per rispondere a una situazione temporanea d'immigrazione o per designare la fase d'installazione. Oggi, la migrazione è un fenomeno strutturale e permanente, per cui cambia la natura e lo statuto. L'origine di una Comunità cattolica determinata è l'essere straniero, ma la maggior parte dei suoi membri oggi si sono definitivamente installati in Belgio. Così, il loro " statuto " di migranti non è più pertinente, mentre la loro origine e la loro le identità straniere introducono delle situazioni particolari.
- il termine " missione " accentuava la responsabilità della Chiesa del paese d'origine circa l'accompagnamento delle persone in emigrazione, cioè dei suoi " propri figli", mentre la Erga Migrantes domanda di sviluppare una pastorale d'accoglienza e di comunione per cui la responsabilità cade sulla Chiesa d'accoglienza, in collaborazione con le chiese di origine5.
- con il termine " Comunità cattoliche di origine straniera " non si esclude affatto l'attenzione per le persone di origine straniera che non sono strutturati in comunità, perché poco numerose o per altri motivi6.
- i termini “ migranti " e ancor più " immigrato " possono prestarsi a confusione perché sovente nel linguaggio corrente francese hanno una connotazione negativa.

2. 1. 3 Visto la crescita dell'immigrazione e la sua collocazione in Belgio, la Chiesa è ormai chiamata a divenire una comunità d'accoglienza, una comunità di comunione8, in queste dislocazioni o Comunità locali7 . Specialmente nei grandi agglomerati, la comunità locale ha generalmente superato il suo carattere mono-etnico. Con la presenza di molte culture e religioni, la comunità locale d'accoglienza si vede interpellata sia per i problemi relativi all'inserimento dei migranti nella società sia per le conseguenze pastorali sul suo territorio9. La comunità locale d'accoglienza deve farsi promotrice " di una vera cultura d'accoglienza "10.

2. 1. 4. La pastorale d'accoglienza e di comunione dei cattolici di origine straniera si inscrive nella pastorale d'insieme della Chiesa belga e ne costituisce una parte integrante. Essa è una pastorale specifica e distinta dalla pastorale d'insieme della diocesi solo per ragioni e bisogni ben definiti dall'ordinario del luogo.
Questa distinzione vuole rispondere ai bisogni transitori legati a una fase d'urgenza e di insediamento in Belgio, come pure alla fase di formazione delle comunità cattoliche di origine straniera. In questo senso e tenendo conto della successione delle generazioni di migranti, questa pastorale distinta ha un carattere temporaneo e transitorio, come prima tappa di una pastorale d'accoglienza e di comunione più larga nel rispetto delle differenze legittime11.


2. 2 Chiesa di comunione nella sua diversità
2. 2. 1. La pastorale delle Chiese particolari d'accoglienza deve essere ripensata e programmata in modo " di vivere una fede autentica nel nuovo contesto attuale, multiculturale e pluri-religioso ". La pastorale sarà ormai basata "sul dialogo e su una mutua e costante collaborazione12, sul rispetto delle diversità e dei patrimoni spirituali e culturali13, nonché sull'integrazione sempre più profonda del ministero specifico per i migranti alla pastorale delle Chiese particolari "14.

2. 2. 2. A tale proposito, i vescovi del Belgio scrivono: " è soltanto quando gli individui e i gruppi saranno disposti ad aiutarsi vicendevolmente che il nostro mondo perverrà a una unità più ricca nella diversità. Questa unità è precisamente il desiderio profondo di Gesù (... ) " che tutti siano uno, come tu sei in me e io in te, Padre " (Gv. 17,21 ). (... ) In questo modo andiamo verso l'ultima prospettiva della storia della salvezza quando la " folla " diventerà una comunità costituita da " ogni nazione, tribù, popolo e lingua” (Ap 7,9 ). Una società multiculturale in cammino “verso l'unità nella diversità può già essere il segno come pure una realizzazione profetica "15.

2. 2. 3. Per designare il processo di avvicinamento tra le Comunità cattoliche di origine straniera e le comunità locali, noi preferiamo una terminologia che esprima la realtà di una Chiesa che unisce e rispetta le diversità legittime di chi la compone, che costituisce una comunione tra i popoli e le nazioni e che pratica il dialogo e la collaborazione tra i suoi membri di cultura e origine diverse16. Questa visione non dispensa i suoi membri e i suoi responsabili pastorali dal rispondere alle esigenze di integrazione e di legislazione civile17.


3. Conseguenze per la pastorale

Questa visione situa le Comunità di origine straniera nella prospettiva di una Chiesa multiculturale e di Comunità locali multiculturali nelle quali una nuova interazione pastorale tra cristiani autoctoni e alloctoni è vissuta normalmente. 18

3. 1 Conseguenze evidenti
3. 1. 1. Questo progetto si costruisce gradualmente attraverso lo scambio di informazioni, di incontri personali e di amicizia, di collaborazione puntuale, di celebrazioni, di formazione e di manifestazioni comuni, di concertazione permanente, di impegni comuni d'accoglienza e di solidarietà verso le persone e le popolazioni bisognose.

3. 1. 2. Questo sforzo graduale scaturisce dalla responsabilità comune e reciproca della Comunità di origine straniera e della Comunità locale d'accoglienza ( diocesi, unità pastorale / federazione di parrocchie, parrocchia). Tuttavia, il vicario episcopale incaricato per la pastorale delle Comunità di origine straniera ne assicurerà la responsabilità finale e farà in modo che ci siano regolarmente dei momenti di incontro (feste, celebrazioni, riunioni, formazione, raggruppamenti) tra le Comunità di origine straniera e le Comunità locali d'accoglienza.

3. 1. 3. È pertanto normale che le Comunità cattoliche di origine straniera siano membri in modo strutturale delle piattaforme di coordinamento, delle commissioni, dei consigli e dei gruppi di lavoro diocesani, delle unità pastorali, delle federazioni di parrocchie e altro.

3. 1. 4. È pertanto normale che le Comunità locali d'accoglienza (diocesi, unità pastorali, federazioni e parrocchie ) che accolgono sul loro territorio delle Comunità cattoliche di origine straniera condividano la responsabilità, le infrastrutture e i mezzi con queste Comunità cattoliche di origine straniera affinché queste possono pienamente funzionare in stretta collaborazione e in piena comunione.

3. 1. 5. In questo spirito di collaborazione e di comunione, ne consegue che le Comunità d'origine straniera contribuiscano finanziariamente e materialmente ai bisogni della Comunità locale d'accoglienza. Esse si conformino alle disposizioni diocesane riguardanti la gestione del temporale (statuto giuridico, collette, casuali, contabilità,... ) alla stessa maniera delle Comunità locali d'accoglienza. Facendo così esse godranno degli stessi diritti.

3. 1. 6. Lo sforzo graduale di avvicinamento si manifesta pure nell'uso della lingua della regione nella quale si trova la Comunità cattolica di origine straniera. È scontato che le riunioni con i responsabili pastorali delle comunità straniere si svolgano in una delle tre lingue ufficiali del Belgio (francese, nirlandese, tedesco), è auspicato inoltre che uno sforzo graduale dell'uso di queste lingue si esprima anche nelle celebrazioni liturgiche in modo da preparare l'assemblea a celebrare regolarmente con la comunità locale d'accoglienza, soprattutto in occasione delle grandi feste liturgiche e parrocchiali.

3. 2 Nuove conseguenze
3. 2. 1. È utile e auspicabile creare " la parrocchia inter-culturale e inter-etecnica o inter-rituale assumendo sia la pastorale degli autoctoni che quella degli stranieri residenti sullo stesso territorio, (...) pur conservando, ogni gruppo, una certa autonomia ".19

3. 2. 2 Le unità pastorali " avranno l'evoluzione auspicata se si mettono soprattutto su un piano di funzionalità in relazione con una pastorale d'insieme, integrata, organica " (...). Le Comunità di origine straniera, “in questo quadro, potranno godere di piena di riconoscenza. Le esigenze della comunione e della corresponsabilità devono manifestarsi non soltanto nelle relazioni tra persone o tra gruppi diversi, ma ugualmente nei rapporti tra comunità parrocchiali locali e comunità etniche e linguistiche e o rituali ".20

3. 2. 3. Nella prospettiva di un processo di comunione graduale, sarebbe significativo per la Chiesa locale di promuovere l'unità nominando per delle parrocchia inter-culturali e inter-etniche o inter-rituali dei responsabili pastorali a titolo di responsabilità condivisa o in gruppo.

3. 2. 4. Spetta all'Ordinario del luogo definire lo statuto21 delle Comunità di origine straniera e di determinarne la durata. Egli valuterà regolarmente il processo di collaborazione e di comunione tra la (le) Comunità locale d'accoglienza e la (le) Comunità d'origine straniera.


4. Strutture appropriate

4. 1 Gli accordi bilaterali per la nomina dei responsabili pastorali.
4. 1. 1 La nomina dei responsabili pastorali delle comunità cattoliche di origine straniera in Belgio è legata alla responsabilità dell'Ordinario del luogo.

4. 1. 2. Se, per rispondere ai bisogni pastorali di una comunità d'origine straniera, si presenta la necessità di dover far appello a un responsabile pastorale che venga dall'estero, un accordo bilaterale sarà concluso in modo formale tra l'Ordinario del luogo in Belgio e l'Ordinario del responsabile pastorale, o con l'Ordinario o il superiore per quanto riguarda gli ordini religiosi e le congregazioni.

4. 1. 3. Questo accordo bilaterale propone:
- la visione dell'episcopato belga sugli aspetti propri della pastorale in Belgio e in diocesi, descritti in “Le Comunità Cattoliche di origine straniera in Belgio - applicazione della Erga Migrantes Caritas Cristi” ( 2006 ) e in altri testi di riferimento;
- la necessità di una stretta collaborazione tra la Chiesa locale e le comunità locali (parrocchie, unità pastorali) come è descritta sopra;
- l'impegno della diocesi d'accoglienza belga circa:
+ l'accompagnamento: la diocesi d'accoglienza prevede una persona di riferimento per l'accompagnamento del nuovo venuto per il suo primo anno. Il vicario episcopale lo designa o se ne prende a carico lui stesso.
+ la nomina: la diocesi d'accoglienza nomina il responsabile pastorale venuto dall'estero per un periodo di cinque anni, di cui un periodo di un anno come prova, che preserva la libertà delle due parti. La diocesi si incarica di regolare amministrativamente la nomina. 22
+ per quanto riguarda il finanziamento di un prete diocesano che viene dall'estero, invitato per essere responsabile pastorale di una comunità di origine straniera: la diocesi si fa carico di sostenerlo finanziariamente, simbolicamente con un dono per il periodo di transizione, cioè per il periodo tra il suo arrivo in Belgio e il primo stipendio del Ministero della Giustizia. Questo dono deve permettere al prete di vivere dignitosamente in questo periodo di transizione. 23
+ per quanto riguarda il finanziamento di un laico che viene dall'estero invitato per essere responsabile pastorale di una comunità di origine straniera: nel caso in cui il laico non può essere remunerato alla stessa maniera di un prete con medesima responsabilità pastorale, la diocesi si fa carico di sostenerlo finanziariamente in modo che possa vivere dignitosamente.
+ La mutua / l'assicurazione malattia: la diocesi sostiene amministrativamente il responsabile pastorale ( prete diocesano e laico) nella sua iscrizione alla mutua (assicurazione malattia) fin dal suo arrivo. Durante il periodo di transizione, la diocesi si fa carico di prevedere per lui un'assicurazione per il ricovero ospedaliero, se la persona non è già assicurata. 24
+ la diocesi aiuta il responsabile pastorale ( prete diocesano e laico ) nella ricerca di un alloggio.

- l'impegno della diocesi d'accoglienza belga, per quanto riguarda i religiosi e le religiose stranieri invitati per una responsabilità pastorale in diocesi.
+ Accanto all'accompagnamento assicurato dalla comunità religiosa alla quale appartengono le persone consacrate, la diocesi d'accoglienza prevede una persona di riferimento per l'accompagnamento del nuovo venuto durante il suo primo anno. Il vicario episcopale lo designa o se lo prende a carico lui stesso.
+ la nomina: la diocesi d'accoglienza nomina il religioso / la religiosa che vengono dall'estero per un periodo determinato - la durata di riferimento è di cinque anni, di cui un periodo di un anno come prova, che preserva la libertà delle due parti. I partner si impegnano a rispettare questo periodo. La diocesi si fa carico di regolare amministrativamente la nomina e, per quanto riguarda i preti religiosi, la loro iscrizione presso il Ministero della Giustizia.
+ altri oneri: la diocesi d'accoglienza non si assume altri oneri, quali il sostegno finanziario nel periodo di transizione, l'alloggio, l'assicurazione malattia, ritenendo che il religioso / la religiosa è preso in carico dalla sua comunità religiosa.

- ogni diocesi determina le modalità di uno stage o dell'anno di prova; incoraggia alla formazione continua e alla conoscenza del paese e della chiesa in Belgio. Il nuovo venuto si impegna a imparare la lingua della regione nella quale esercita il suo ministero. 25
- un accordo formale, contenente tutte queste disposizioni, sarà concluso tra la diocesi d'accoglienza belga e la diocesi d'origine / l'ordinario / il superiore / la superiora del religioso o della religiosa

4. 2. Responsabilità del vicario episcopale o del delegato episcopale
4. 2. 1. In ogni diocesi spetta al vicario episcopale o al delegato episcopale incaricato della pastorale dei migranti la responsabilità finale relativa ogni questione circa la situazione dei migranti, dei responsabili pastorali e delle comunità cattoliche di origine straniera. Là dov'è necessario, il vicario episcopale o il delegato episcopale è assistito da un aiuto.

4. 2. 2. Anima e promuove la pastorale di comunione tra le Comunità cattoliche di origine straniera e le Comunità locali d'accoglienza nella prospettiva della Erga Migrantes e di quanto scritto sopra.

4. 2. 3. Supervisiona e coordina il lavoro di queste comunità in concerto con la commissione episcopale Pro Migrantibus e i servizi diocesani appropriati.

4. 2. 4. A nome del Vescovo prepara la nomina dei responsabili pastorali, il loro statuto sociale e finanziario e le questioni amministrative evocate sopra.

4. 2. 5 Ci fosse bisogno, prepara un accordo con una o più diocesi belghe per determinare i compiti e le remunerazioni di un responsabile pastorale che ha una missione in più diocesi. 26

4. 2. 6. Organizza regolarmente a livello diocesano una concertazione tra le Comunità cattoliche di origine straniera e le Comunità locali di accoglienza.

4. 2. 7. Vigila affinché le Comunità cattoliche di origine straniera siano riprese in maniera strutturale nelle istanze diocesane quali per esempio il consiglio pastorale diocesano, il consiglio presbiterale, le commissioni, le riunioni di federazione, parrocchiali o altro.


4. 3 La commissione episcopale Pro Migrantibus
4. 3. 1. Al servizio della Conferenza Episcopale, delle Commissioni diocesane implicate e delle Comunità cattoliche di origine straniera, la Commissione episcopale Pro Migrantibus , sotto la presidenza del vescovo di riferimento, riunisce i vicari episcopali, i delegati episcopali, gli eletti tra i responsabili pastorali di origine straniera, i delegati delle missioni, i rappresentanti dei servizi cattolici dell'emigrazione e il direttore nazionale.

4. 3. 2. La Commissione si dà come scopo di proporre, elaborare e sostenere un approccio globale della Chiesa belga per quanto riguarda la pastorale di comunione con le Comunità cattoliche di origine straniera e sollecitare presso le diocesi i mezzi - umani e finanziari - che sono necessari per detta pastorale. In concertazione con altri organismi cattolici fa attenzione ai problemi che riguardano tutti i migranti.

4. 3. 3. Ogni cinque anni, la commissione organizza una valutazione della realizzazione di questa pastorale di comunione e dei mezzi messi a disposizione per detta pastorale.

4. 3. 4. La Commissione può sostenere finanziariamente dei progetti depositati presso di lei secondo i criteri che essa propone alla Comunità cattoliche di origine straniera. I progetti riflettono l'adesione espressa in “ Le Comunità cattoliche di origine straniera in Belgio - applicazione della Erga Migrantes Caritas Cristi”.

4. 4 I mezzi
4. 4. 1. Dov'è necessario, la diocesi nomina un responsabile pastorale (eventualmente di origine straniera) per una o più comunità cattoliche di origine straniera. Questi è remunerato allo stesso modo dei responsabili pastorali belgi.

4. 4. 2. Le diocesi, per comunità linguistiche, organizzano o propongono regolarmente delle sessioni di formazione continua per i responsabili pastorali di origine straniera e per i responsabili pastorali di Comunità locali d'accoglienza con i quali le Comunità d'origine straniera sono strutturalmente in rapporto.

4. 4. 3. Per disporre dei mezzi finanziari richiesti da queste iniziative, la Conferenza Episcopale belga decide un budget attribuito alla Commissione Pro Migrantibus che distribuisce questi mezzi tra le diocesi, i progetti e le proprie iniziative.

4. 4. 4. Per realizzare una pastorale d'accoglienza delle Comunità di Origine Straniera (COE) e una pastorale di comunione che mirano a integrare tutte le comunità cattoliche locali, ogni diocesi elabora un piano d'azione che descrive le priorità che vorrebbe mettere in evidenza. Il piano d'azione cerca di concretizzare le tappe da seguire e le iniziative da promuovere.

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NOTE

1 Erga Migrantes Carîtas Christi ( EM) - testo originale in l'Osservatore Romano, 15 maggio 2004.
2 "Migrants et Réfugiés parmi nous" Dichiarazione della Conferenza Episcopale Belga, nov. 1995 ; Besluit B.C. 29.11.2005, pro memoria.
3 Vedi e.a- Over de toekomst van deparochies en de aanwezigheid van de Kerk in Bmssel. Pastorale Brief.
Aartsbisdoœ Mechelen-Bmssel - Pastorale Documenten Vicariaat Brussel, juni 2005. Samenwerking parochies en migrantenmissies. Visietekst. Toevosging Vademecum - Pro Migrandbus - Bisdom Limburg, document 1 & 2, 1998.
4 Decreet tôt wijziging van. het decreet van 28 februari 2003 betrefFende het Vlaamse tnburgeringsbeleid, Vlaamse Overfaeid, 14 juli 2006, - BS. 09-11-2006
5 E.M. 70, 90. - A seguito della "Pastoralis migratorum cura (1969) - partendo dalla percezione di una situazione temporanea - erano state elaborate trepossibilità canomiche : missio o missione ; missio cum cura animarum (quasi- parrocchia) et paroecia personalis (parrocchia personale).
6 E.M.50 incita affinché la Chiesa particolare d'accoglienza - cioè il vescovo nella sua diocesi - sia particolarmente attento ai bisogni specifici di queste persone .
7 Con il termine''Communauté locale" intendiamo la ' parrocchia territoriale'. Il termine Chiesa particolare o locale designa il vescovo nella sua diocesi .
8 Con 'Communauté d'accueil' sottolineiamo la responsabilità della comunità locale esistente. Con 'Communauté de communion ' sottolineiamo una responsabilità di integrazione condivisa grazie alla quale i nuovi venuti e la comunità esistente uniscono i loro sforzi per costruire insieme una comunità cattolica locale. Vedi pure 2.2.3.
9 E.M. 39-43; 90.
10 E.M. 39
11 E.M. 89, 98.
12 E.M. 37, 90, 100.
13 E.M. 89.
14 E.M. 89.
15 "Migrants et Réfugiés parmi nous" Dichiarazione della Conferenza Episcopale Belga, nov. 1995, p.8 ; cfr. E.M. 100.
16 E.M. 89, 93 .
17 In Belgio la politica del governo mira a " integrare" gli immigrati. A qualcuno, questo termine fa paura come se nascondesse una strategia di assimilazione, che avrebbe come conseguenza la perdita irreversibile dell'identità. Tra i diritti e doveri degli immigrati, la comunità fiamminga ha legiferato un processo per tappe " di integrazione alla cittadinanza " rispettando l'identità dei migranti. Vedi: Decreet tôt wijziging van het decreet van 28 februari 2003 betreffende het Vlaamse inburgeringsbeleid, Vlaamse Overheid, 14 juli 2006, -BS. 09-11-2006. L'Articolo 5 § 2 del decreto indica che l'applicazione dice : "Elke inburgeraar die behoort tôt een van de volgende categorieën, vermeld m het decreet van 7 mei 2004 betreffende de materiële organisatie en werking van de erkende erediensten: de door de bisschop aangestelde verantwoordelijke van deparochie voor de rooms-katholieke eredienst en zijn vervanger (... il responsabile della parrocchia e il suo supplente, nominato dal vescovo, per il culto cattolico - corsivo e traduzione: P.M.), de predikant voor de protestantse eredienst en zijn vervanger, de bedienaar van de eredienst voor de anglicaanse eredienst en zijn vervanger, de rabbijn voor de Israëlische eredienst en zijn vervanger, de kerkbedienaar en zijn vervanger voor de orthodoxe eredienst en de eerste imam en zijn vervanger voor de islaœitische eredienst". La maîtrise du Néerlandais comme la langue de la Communauté flamande est une des exigences du processus.
18 Vedi E.M. 93, 95,103.
19 E.M. 93.
20 È.M. 95.
21 Vedi Allegato l : 'Lo statuto dalle C.O.E.'
22 Vedi Allegato 2 'La nomina'
23 Per l'anno 2006, è indicato un dono mensile di 1000 € . Il responsabile pastorale, da parte sua, si impegna ad avvertire la diocesi del primo versamento del suo stipendio e di rimborsare ciò che è giusto.
24 Vedi Allegato 3 : ' mutua e assicurazioni'
25 La diocesi può proporre degli stages pastorali riguardanti la situazione politica, sociale, economica e culturale in Belgio come pure sulla vita ecclesiale pastorale. Il responsabile pastorale d'origine straniera è invitato a usare, dopo un anno, la lingua della regione nella quale esercita il suo ministero.
26 Certi responsabili pastorali di origine straniera esercitano il loro ministero in più comunità d'origine straniera dislocate in diocesi differenti. La casuale, le spese di spostamento o altre spese relative ai servizi effettuati dovranno fare oggetto di un accordo.


Allegato 1: Lo statuto delle Comunità di Origine Straniera (C O E)

In generale:
La Conferenza Episcopale belga non ha intenzione di creare nuovi statuti canonici specifici per le Comunità di origine straniera e neppure nuove parrocchie personali, pur rispettando gli statuti esistenti.

In Belgio ci sono tre "Missioni": le comunità cattoliche di origine straniera italiana, polacca e spagnola.
Lo statuto di " missione " è oggetto di accordi bilaterali tra la conferenza episcopale belga e quelle d'Italia, di Polonia e di Spagna.
Il ruolo del coordinatore nazionale di una missione è " da considerarsi più come un aiuto per i sacerdoti di una certa lingua o di un certo paese, che per gli stessi emigrati. Per contro è piuttosto l'espressione della Chiesa ad quam presso i sacerdoti, senza tuttavia svolgere il ruolo di loro rappresentante. 27

Lo statuto di " missione con cura animarum":
Erga Migrantes sottolinea che la “missione con cura animarum” è una formula " per le comunità in formazione, applicata a dei gruppi etnici non ancora stabili, legata in passato a una migrazione provvisoria o perlomeno in fase di installazione. 28

In pratica in Belgio ci sono poche Comunità cattoliche di origine straniera come lo statuto canonico di " missione con cura animarum".

La maggior parte delle Comunità cattoliche di origine straniera hanno di fatto una delega larga o generale per i sacramenti.

Stato dei statuti canonici delle comunità di origine straniera (a novembre 2006) 29
1. diocesi di Anversa:
- le comunità di origine straniera ispaniche hanno lo statuto di parrocchia personale (1999 - decreto)
- le altre comunità di origine straniera domandano la delega al parroco per ogni atto.
2. diocesi di Brugge: non ha comunità di origine straniera
3. diocesi di Gent: non ci sono comunità di origine straniera con un statuto particolare
4. diocesi di Hasselt: non ha comunità di origine straniera con statuto particolare
- le missioni polacca e italiana
- La comunità ucraina: Chiesa "sui juris" (esarcato di Parigi)
5. diocesi di Liegi: auspica di non accordare più la giurisdizione con cura animarum
6. arcidiocesi di Mechelen- Bruxelles:
- si applica lo stesso modello per tutta l'arcidiocesi nei confronti della pastorale verso i migranti. Una delega generale scritta per tutti i sacramenti con il diritto di sub delega "ad actum " è accordata ai responsabili delle comunità d'origine straniera.
- per il vicariato di Bruxelles:
+ la maggior parte delle comunità cattoliche di origine straniera è legata a una parrocchia.
I loro lo responsabili pastorali sono nominati " con delega generale per i matrimoni dei membri di questa comunità nelle parrocchie che le riguardano " secondo il modello d'autonomia applicata a Bruxelles
+ Due nazioni hanno una missione: l'Ungheria e la Polonia
+ esclusa la missione polacca, una comunità polacca a Schaerbeek opera secondo il modello d'autonomia descritto sopra.
+ l'Italia e la Spagna hanno un delegato nazionale. Le comunità operano secondo il modello dell'autonomia.
7. diocesi di Namur: non ci sono comunità di origine straniera
8. diocesi di Tournai:
- La comunità ucraina: Chiesa "sui juris" (esarcato di Parigi)
- la missione italiana "con cura animarum" a Charleroi, la Louviere, Quarignon
- la missione polacca a Charleroi, centro, Borinage con una delega generale per tutti i sacramenti.

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27 E.M. 73 e 74
28 E.M. 91 et 90 ... « oggi non dovrebbero costituire la formula pressoché esclusiva di intervento pastorale presso le comunità di immigrati ».
2 9 Una concertazione interdiocesana dovrà pronunciarsi sul genere di statuto civile della comunità cattoliche di origine straniera.


Allegato 2: La nomina del responsabile pastorale di origine straniera

Il responsabile pastorale di origine straniera viene in Belgio invitato da una di diocesi belga. Tra il momento dell'arrivo in Belgio e il momento della nomina da parte del Ministero della Giustizia, a volte passano diversi mesi. Durante questo periodo di transizione il responsabile pastorale di origine straniera non ha una paga fissa e nella maggior parte dei casi neppure l'assicurazione malattia.
Per diverse ragioni, la diocesi non può essere il datore di lavoro e lo statuto di " indipendente "è troppo costoso.
Di conseguenza, è necessario prevedere delle modalità di transizione, all'occorrenza:
prima di venire in Belgio, il nuovo arrivato si procura nel suo paese un visto, se necessario, un permesso di soggiorno(1), un attestato di assunzione fornita dalla diocesi d'accoglienza (2) oppure una dichiarazione di presa in carico della diocesi d'accoglienza (3).
Poiché gli attestati 2 e 3 sono formalmente impossibili, la diocesi procura una dichiarazione d'intenzione grazie alla quale entrerà in servizio presso la diocesi.
Al momento del suo arrivo, riceve un'Attestazione di Soggiorno Provvisorio, che gli permette di iscriversi al comune ( affari interni - servizio stranieri). Quest'iscrizione serve per avere una carta d'identità i cui dati (N° di registro dello Stato; N° di sicurezza pubblica ) sono indispensabili per ottenere la nomina presso il Ministero di Giustizia ( servizio dei culti).
Iscritto presso il Ministero di Giustizia , è nominato dal Vescovo come ministro di culto.
Ottenuta la nomina, l'assicurazione malattia (mutua) entra in vigore. Vedi allegato 3
Attualmente la procedura richiede da 1 a 3 mesi.


Allegato 3: mutua e assicurazione malattia

Per ogni prete di origine straniera che viene in Belgio e che non è assicurato alla partenza dal suo paese d'origine ( assicurazione malattia, ricovero ospedaliero, cure mediche,... ) nell'attesa della conferma ufficiale della sua nomina:
1. la diocesi paga un'assicurazione " ricovero ospedaliero " (grandi rischi) per tre mesi.
2. al momento dell'iscrizione presso il Ministero della Giustizia, il responsabile diocesano procura al prete una dichiarazione " attestazione di iscrizione alle assicurazioni obbligatorie di malattia e di invalidità", che permette di iscriversi alla mutua. È auspicabile unire una lettera di spiegazione di che cosa si tratta.
3. l'iscrizione presso il Ministero della Giustizia include il diritto all'assicurazione malattia.


De Bisschoppelijke Commissione pro Migrantibus
24 ottobre 2006

Mgr. Jan De Bie,
Mark Butaye o.p., Lode Venneir, Rik Aegten, Luk De Geest, Olivier Frôhlich, Baudouin Charpentier, Guy Martin, Kris Buckinx, Kristiaan Depoortere, Paul Christiaens, Giambattista Bettoni, Magana Romera José, Ryszard Sztylka omi, François Xavier Nguyen Xuyen, Sébastien Onah Okechukwu, Jean Baptiste Bugingo, Aloijzij Rajk, Wolfgang Felber sj., Didier Vanderslycke, Rik Hoet, Anton Gûrdal.