Giovedì 23 gennaio 2014
 
Il Papa e la rivoluzione digitale:
«Internet è un dono di Dio.
I media ci avvicinano»
 
 
 
«Internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio». Lo ha detto Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni.
 
I media, ha continuato Bergoglio, «possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri»: «comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini» e «più uniti». Secondo il pontefice, «esistono però aspetti problematici: la velocità dell'informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un'espressione di sè misurata e corretta». «La varietà delle opinioni espresse - prosegue - può essere percepita come ricchezza, ma è anche possibile chiudersi in una sfera di informazioni che corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, o anche a determinati interessi politici ed economici». «L'ambiente comunicativo - aggiunge Bergoglio - può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso».
 
«Quando la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte a un'aggressione violenta come quella subita dall'uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada, come leggiamo nella parabola» del Buon Samaritano, ha sottolineato il Papa, «Oggi, noi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo reale», ha affermato. «Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l'umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza. La neutralità dei media - ha aggiunto Bergoglio - è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento». Il coinvolgimento personale «è la radice stessa dell'affidabilità di un comunicatore». Proprio per questo, dice ancora il Pontefice, «la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali».
 
«La testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi, ma con la volontà di donare se stessi agli altri», ha detto, «Lo ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima». E «tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di umanità spesso ferita».
 
«Aprire le porte delle chiese significa anche aprirle nell'ambiente digitale, sia perchè la gente entri, in qualunque condizione di vita essa si trovi, sia perchè il Vangelo possa varcare le soglie del tempio e uscire incontro a tutti», ha affermato papa Francesco nel suo Messaggio, «Siamo chiamati a testimoniare una Chiesa che sia casa di tutti. Dialogare non significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute. Dialogare significa essere convinti che l'altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue proposte», ha aggiunto.
 
«Non abbiate timore di farvi cittadini dell'ambiente digitale»,ha poi esortato il Papa. «È importante l'attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l'uomo d'oggi e portarlo all'incontro con Cristo». In tale contesto, la «rivoluzione» dei media e dell'informazione «è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un' immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio».
 
«Invidie e gelosie distruggono la Chiesa» I cristiani chiudano le porte a «gelosie, invidie e chiacchiere» che «distruggono le nostre comunità». È l'esortazione lanciata oggi da papa Francesco nella messa a Santa Marta: «Dietro una chiacchiera c'è la gelosia e c'è l'invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo».
 
Nell'omelia, riportata dalla Radio Vaticana, commentando i brani biblici il Papa ha puntato il dito contro il «verme della gelosia e dell'invidia», che si insidiò nel cuore di Caino contro Abele, come in quello del re Saul contro Davide che uccise Golia. E come Caino con Abele, il re decide di uccidere Davide. «Così fa la gelosia nei nostri cuori - ha osservato il Papa - è un'inquietudine cattiva, che non tollera che un fratello o una sorella abbia qualcosa che io non ho». «La gelosia porta ad uccidere - ha detto -. L'invidia porta ad uccidere. È stata proprio questa porta, la porta dell'invidia, per la quale il diavolo è entrato nel mondo. La Bibbia dice: 'Per l'invidia del diavolo è entrato il male nel mondò. La gelosia e l'invidia aprono le porte a tutte le cose cattive. Anche divide la comunità. Una comunità cristiana, quando soffre - alcuni dei membri - di invidia, di gelosia, finisce divisa: uno contro l'altro. È un veleno forte questo. È un veleno che troviamo nella prima pagina della Bibbia con Caino». Nel cuore di una persona colpita dalla gelosia e dall'invidia - sottolinea ancora il Papa - accadono «due cose chiarissime».
 
La prima cosa è l'amarezza: «La persona invidiosa, la persona gelosa è una persona amara: non sa cantare, non sa lodare, non sa cosa sia la gioia, sempre guarda 'che cosa ha quello ed io non ne hò. E questo lo porta all'amarezza, un'amarezza che si diffonde su tutta la comunità. Sono, questi, seminatori di amarezza. E il secondo atteggiamento, che porta la gelosia e l'invidia, sono le chiacchiere. Perchè questo non tollera che quello abbia qualcosa, la soluzione è abbassare l'altro, perchè io sia un pò alto. E lo strumento sono le chiacchiere. Cerca sempre e vedrai che dietro una chiacchiera c'è la gelosia e c'è l'invidia. E le chiacchiere dividono la comunità, distruggono la comunità. Sono le armi del diavolo». «Quante belle comunità cristiane» - ha esclamato il Papa - procedevano bene, ma poi in uno dei membri è entrato il verme della gelosia e dell'invidia e, con questo, la tristezza, il risentimento dei cuori e le chiacchiere. «Una persona che è sotto l'influsso dell'invidia e della gelosia - ha ribadito - uccide», come dice l'apostolo Giovanni: «Chi odia il suo fratello è un omicida». E «l'invidioso, il geloso, incomincia ad odiare il fratello».
 
Quindi, ha concluso, «oggi, in questa messa, preghiamo per le nostre comunità cristiane, perchè questo seme della gelosia non venga seminato fra noi, perchè l'invidia non prenda posto nel nostro cuore, nel cuore delle nostre comunità, e così possiamo andare avanti con la lode del Signore, lodando il Signore, con la gioia. È una grazia grande, la grazia di non cadere nella tristezza, nell'essere risentiti, nella gelosia e nell'invidia».